Si discute spesso sui danni che talune specie arrecano alle nostre campagne. E sono in molti certi contadini che si lamentano vibratamente dei danneggiamenti che i cinghiali provocano su terreni coltivati, ma anche su orti e appezzamenti vari. Si pensi soltanto che nei sette anni che decorrono dal 2015 sino al 2021, questi mammiferi hanno danneggiato prodotti agricoli per complessivi 21 milioni di euro.
Le statistiche ci informano che le regioni più colpite sono l’Abruzzo e il Piemonte, a cui fanno seguito la Toscana, la Campania e il Lazio. Sono onnivori e pur alimentandosi principalmente di ghiande non disdegnano i tuberi di diverse specialità agricole che dissotterrano con grande facilità grazie alle loro possenti zanne, mettendo a soqquadro parecchi campi, ove la recinzione non si presenti particolarmente robusta. Ma c’è dell’altro. Diverse colonie di cinghiali sono infettati dal virus della peste suina.
Su questi animali assistiamo sovente a scontri tra animalisti e agricoltori. I primi vogliono per certi versi preservarli da eventuali pericoli di estinzione (ma al momento la razza è assai prolifica), mentre i secondi si trovano a fare i conti con i numerosi danni provocati, che le competenti autorità rifondono con rimesse non sempre sollecite…
Altri mammiferi rappresentano una serie minaccia per l’uomo, non certamente diretti sulle persone (che i cinghiali, per contro, a volte manifestano, specialmente quando si prodigano nel tenere sotto controllo la cucciolata). Stiamo parlando delle nutrie, le quali danneggiano frequentemente gli argini dei fiumi, provocando in alcuni tratti il loro straripamento. Non solo. Alimentandosi prevalentemente di grandi dosi di di vegetali acquatici, esse mettono a rischio la scomparsa di talune specie per poi compromettere l’equilibrio di certi ecosistemi.
E che dire della forte espansione del granchio blu nel mare Adriatico ? Regolare il suo sviluppo in questi ultimi mesi è stato davvero problematico anche se una “spinta” contro la sua eccessiva riproduzione sembra concretizzarsi, almeno in parte, grazie alla cucina italiana che apprezza le sue carni gustose. Ma esiste un pericolo reale e cioè il suo prescelto nutrimento di molluschi bivalvi che rischia di danneggiare l’industria della pesca in questo specifico settore.
Riassumendo: detto a livello generale, ci si trova spesso ad affrontare seriamente il problema della sopravvivenza delle specie e non sempre si riescono ad abbracciare le richieste degli animalisti, così come risulta difficile creare una sorta di cordone protettivo per coloro che reclamano un abbattimento (agricoltori e pescatori) per i notevoli danni subiti. Dovremmo giungere, in ogni circostanza, ad un intelligente compromesso, cercando di mettere su un ipotetico piatto della bilancia le esigenze più importanti dell’una e dell’altra parte.