lunedì, Dicembre 23, 2024
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ALLE SPALLE DELLA BASILICA DI SAN SIMPLICIANO

di Carlo Radollovich

Se un giorno volessimo soffermarci davanti alla facciata piuttosto austera  della basilica di San Simpliciano, facciata ricostruita dal Maciachini nel 1870 ma che in parte mantiene  il suo aspetto originario romanico, prenderemmo poco dopo la saggia decisione di entrare nel tempio per una opportuna visita.

Ma se in quel giorno, fortunato, si svolgessero nell’edificio vicinissimo alcuni concerti, meditazioni musicali oppure convegni periodicamente organizzati (si suggerisce di cliccare su www.sansimpliciano.it e www.teologiamilano.it), avremmo la possibilità di gustarci, in via dei Cavalieri del Santo Sepolcro, antichi spazi di quiete totale. Ma di che cosa si tratta più precisamente ? Dei chiostri di San Simpliciano.

Qui, volendo passeggiare tra le aiuole e i caratteristici vialetti acciottolati,  significherebbe abbandonare per alcuni minuti i fastidiosi rumori della città per assaporare l’incantato silenzio della campagna. Purtroppo, non esistono in loco segnalazioni d’accesso perché lo stabile ospita oggi la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, aperta al pubblico soltanto nelle circostanze menzionate. Se potessimo accedervi senza limitazioni, ci troveremmo nella magica condizione di apprezzare due meravigliosi chiostri dell’ex convento benedettino. Il più ampio, denominato semplicemente “Grande chiostro”, fu realizzato nel Cinquecento e restaurato nel Seicento da Francesco Maria Richini.

Cattura subito la nostra attenzione un’artistica serie di colonne di origine dorica che reggono archi a tutto sesto. Sul finto loggiato superiore si ammirano diverse lesene di ordine ionico, mentre al primo piano sono visibili le gallerie interne, sulle quali si affacciavano le celle, susseguentemente trasformate in aule. Le pareti del “Grande chiostro” sono state ricondotte ai colori originari e cioè grigio e paglierino.

Al piano interrato, oggetto di importanti lavori di sottomuratura, sono stati creati archivi nonché depositi per ospitare migliaia e migliaia di volumi della biblioteca accademica.

Nel piccolo chiostro, denominato “Petrarca”, poiché il poeta decideva spesso di venire qui a studiare, sono stati restaurati gli intonaci e le decorazioni delle volte, mentre le pitture eseguite dal Bergognone sono andate purtroppo perdute. Va ricordato, infine, che è stata ben conservata la pavimentazione in cotto, mentre è stato accuratamente restaurato l’antico pozzo presente.

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