di Carlo Radollovich
Scomparsa la prima, tenerissima moglie Enrichetta Blondel nel dicembre del 1833, donna che diede ad Alessandro Manzoni ben dieci figli, lo scrittore si sentì non soltanto profondamente addolorato, ma anche del tutto svuotato a livello interiore. Certi disturbi di natura nervosa che anni prima lo disturbavano in modo abbastanza tollerabile, da quel momento si accentuarono sensibilmente.
Nutriva terrore della folla quando si trovava mescolato ad essa, odiava gli spazi aperti, soffriva di vertigini e la sua balbuzie, peraltro non molto accentuata, non gli consentiva di parlare in pubblico. Le numerose fasi di malinconia che lo avvolgevano erano sempre più frequenti, al limite della depressione. L’amico Tommaso Grossi, scrittore e poeta, gli fu costantemente vicino in quei tristi frangenti, cercando in qualche modo di risollevargli il morale.
Con il Grossi e altri amici, il nostro Alessandro fu trascinato a teatro nel settembre del 1836. Essi confidavano di distrarlo, almeno un poco, dalle sue insistenti angosce. Proprio in tale occasione ebbe modo di notare in platea la nobildonna Teresa Borri, conosciuta qualche tempo prima da Tommaso Grossi, il quale si affrettò a presentargliela. Era vedova del ricchissimo conte Stefano Decio Stampa, passato a miglior vita nel dicembre del 1820. Negli anni a seguire, Teresa si dedicò anima e corpo al figlioletto Stefano. Ebbe cura del suo fisico, assai delicato, e seguì da vicino la sua istruzione scolastica.
Teresa Borri era molto colta, spiritosa e molto estroversa, graziosa seppure molto esile. La conoscenza fatta con Alessandra colpì senz’altro il suo cuore. Tra i suoi libri c’era anche un suo volume, quello relativo alle tragedie, agli inni sacri e prose varie, edito nel 1825 da Molini, Firenze. Lesse poi “I promessi sposi” e scrisse alla madre in francese: “Leggo il romanzo di Alessandro Manzoni. Oh, mamma che meraviglia, è bellissimo e sa catturare il mio animo”.
Il Manzoni volle bruciare le tappe. Si recò alcune volte in visita presso di lei unitamente alla mamma, e in poco tempo manifestò la sua chiara intenzione di sposarla. Teresa non disse di no, ma fece presente il suo delicato stato di salute e la volontà di seguire Stefano da vicino, il quale stava per compiere 17 anni. Manzoni non volle sentire ragioni e insistette con la sua richiesta. Ad un certo punto Teresa prese il coraggio a due mani e disse al figlio che, qualora non fosse stato d’accordo, non si sarebbe maritata.
Stefano, commosso, diede via libera e Teresa Borri Stampa accettò di essere moglie di Alessandro. Celebrate le nozze (gennaio 1837), Teresa non trovò atmosfera rosea in casa Manzoni, marito escluso. Infatti, le figlie di Enrichetta Blondel furono fonte di amarezza e pure la suocera donna Giulia, che in origine era entusiasta della futura nuora, mutò contegno con lei. Scriveva Giuseppe Borri, fratello di Teresa:”Donna Giulia, anche se a parole lusinga, tiene sempre le distanze da Teresa”. Insomma, un quadro di famiglia decisamente imbarazzante. E Giulia lasciò scritto che, dopo la sua morte, doveva essere sepolta vicino alla tomba di Enrichetta Blondel.