di Carlo Radollovich
Dopo la costruzione del Naviglio Pavese (reso tuttavia navigabile solo nel giugno del 1819, quando l’imperatore era già decaduto), realizzazione a cui lavorò con solerte impegno Vincenzo Brunicci, matematico e rettore dell’università di Pavia, ecco nascere la strada del Sempione tra il 1800 e il 1805, strada che consentiva finalmente l’avvio di importanti commerci con gli Stati d’Oltralpe.
Nel 1804 venne ultimata la terza ala della Ca’ Granda, quella situata verso via Laghetto, con linee esterne neoclassiche, ma ispirata al progetto elaborato dal Filerete nel 1840 sotto gli Sforza. Per la verità, questa ala dell’imponente edificio fu realizzata quasi totalmente grazie ad un lascito del notaio milanese Giuseppe Macchi (1713 -1797).
E’ indubbio che Napoleone preferì compiere opere celebrative rispetto a quelle di pubblica utilità. Infatti, dopo gli archi di Porta Ticinese, di Porta Nuova e del Sempione (già menzionati nel nostro precedente articolo), ecco delinearsi la costruzione dell’Arena, disegnata dall’architetto Luigi Canonica, inaugurata nel 1807, ma ultimata soltanto sei anni dopo. Il Canonica, come noto, ottenne con l’occasione riconoscimenti ufficiali di alto prestigio, in primis la nomina ad “Architetto Nazionale”, che fece di lui, sotto un certo profilo, l’erede di Giuseppe Piermarini.
Napoleone nutrì simpatia per due scenografi, Paolo Landriani e Giovanni Perego, i quali, da esperti architetti, si occuparono anche di vere e proprie opere in muratura. E’ il caso del palazzo Rocca Saporiti, corso Venezia 40, ultimato nel 1812 e commissionato dodici anni prima da un certo Gaetano Belloni.
Ma un progetto decisamente ambizioso, sotto l’egida di Napoleone, fu quello relativo al Foro Bonaparte, con l’intento di creare un nuovo centro cittadino nell’area del Castello, in alternativa al centro storico di piazza del Duomo. Lo studio venne affidato all’architetto Giovanni Antolini (1753 -1841), il quale aveva previsto qui il posizionamento dei più importanti servizi civici (ad esempio, le amministrazioni e la borsa valori), ma anche negozi, uffici vari, terme e bagni pubblici. Insomma, si prevedeva la realizzazione di una sorta di enorme piazza San Pietro laica, dal diametro di ben cinquecento metri (vedi foto).
Purtroppo, dopo la pace di Lunéville (febbraio 1801), Napoleone non volle evidentemente impegnarsi in un opera assai costosa: bloccò il progetto per poi accantonarlo definitivamente nell’autunno del 1802.
Ma l’idea di un nuovo centro urbano, prevedente uno spazio circolare attorno al Castello ritornerà dopo l’Unità d’Italia, anche se con modalità completamente diverse. Prenderà vita quell’ampio emiciclo che tutti noi conosciamo, il Foro Bonaparte, che possiamo comunque considerare “nobile figlio” dell’architetto Giovanni Antolini.