Nato nel 1392 e diventato duca nel 1412, fu l’ultimo della dinastia viscontea ad occupare tale carica. Mise presto in luce una personalità davvero strana, quasi paranoica e soprattutto superstiziosa.
Ricordiamo pure che i suoi rapporti con Venezia e con Firenze, anche a livello commerciale, si presentavano sempre difficili, tanto che, nel 1426, egli ruppe ogni rapporto con le due città. Non solo. Dopo la perdita di Bergamo e Brescia (vedi l’amaro e pesante distacco dalle ricche miniere delle valli bergamasche e bresciane), lo Stato milanese lamento’ un’importante riduzione delle entrate ordinarie.
E gli ambasciatori veneti, solitamente bene informati sulle economie del Nord, affermavano davanti ad alcune autorità lagunari che il bilancio di Filippo Maria, nel decennio 1423-1433, faceva registrare un crollo sostanzioso sino a raggiungere l’elevata cifra di 500mila fiorini.
La situazione si faceva davvero preoccupante perché le spese militari erano in costante ascesa e le industrie del territorio più in vista, specialmente quelle della lana e del ferro, subivano un’importante flessione, anche perché la concorrenza straniera faceva sentire sul mercato la propria autorevolezza.
Ma va menzionato al tempo stesso che l’industria serica riusciva a ottenere un discreto successo grazie alle operazioni di ammodernamento delle varie strutture, eseguite da un valido tecnico del settore di nome Pietro di Bartolo, assunto direttamente da Filippo Maria.
Egli, toscano, portò con se’ diversi abili tessitori, i quali contribuirono a svecchiare certe lavorabilità esageratamente artigianali e pure superate sotto ogni profilo. Essi, sotto la guida di Pietro di Bartolo, percepivano un salario pari a 70 fiorini al mese, retribuzione ritenuta a quei tempi davvero ottima, anche perché il duca venne loro incontro eliminando qualsiasi onere fiscale a loro carico.
Oltre a ciò, Filippo Maria decideva di incrementare le piantagioni di gelsi, assicurando ai bachi da seta importanti dosi di fogliame con cui nutrirsi. Ma il duca non era amato dai Milanesi perché sempre isolato e circondato soltanto da fedelissimi. Si spense nella nostra città nell’agosto 1447.