Bastano queste poche parole, nella nostra epoca, per attirare l’attenzione delle persone. Soprattutto se si garantisce il raggiungimento di fama e denaro senza tanta fatica ma … da un momento all’altro, come garantisce il titolo completo del lavoro di Emanuele Aldrovandi in scena al Teatro Fontana fino al 2 febbraio.
Quindi, titolo non poteva essere più azzeccato. Il fatto è che non è per nulla facile che tale promessa, che di solito viene fatta con grande sicumera da qualche guru della comunicazione, si possa realizzare, se non per poche persone e a determinate condizioni che è molto difficile, se non impossibile prevedere. E spesso anche a costi molto alti.
La storia all’inizio prende spunto da situazioni di vita quotidiana per affrontare una serie di temi molto controversi e complessi. Come sempre nelle opere teatrali di Aldrovandi. E’ la sua caratteristica – e forse, ci permettiamo di aggiungere, il suo limite – quello di mettere “troppa carne al fuoco” che talora può disorientare lo spettatore.
In questo lavoro, una madre ha una bambina di sei anni e desidera che la piccola abbia successo e diventi ricca, approfittando del fatto che le piace dipingere. Perché questo accada vorrebbe approfittare della madre di una sua compagna di scuola che è un’attrice famosa, molto conosciuta sui social, la quale, acquistando i lavori della bambina, potrebbe innescare un interesse generale verso le sue opere e quindi favorire il suo successo.
Una semplice festicciola di compleanno tra bambini è l’occasione per coinvolgere l’attrice famosa e convincerla all’acquisto delle opere della piccola pubblicizzando sui suoi seguitissimi social l’avvenimento. L’operazione, dopo una infinita serie di equivoci, alimentati oltre che dall’aggressività della madre, anche da un amico di famiglia, piuttosto maldestro, bene o male si realizza ma il successo che ne scaturirà avrà un esito tragico. Forse addirittura eccessivamente tragico…
Qualcuno davanti a questa storia potrebbe ricordare quella di un famoso film di Visconti del 1951 “Bellissima” con la grande Anna Magnani. Ma i tempi e le condizioni sono molto diverse. Anche lì si assiste ad un dramma che coinvolge solo in parte la bambina. Quello che accomuna le due storie è il desiderio di rivalsa di una madre, insoddisfatta della vita che conduce, e che vorrebbe realizzarsi attraverso il successo della figlia.
Ma su questa storia di base, l’autore innesta altri problemi di enorme portata, quali la disinformazione, la ricerca del successo ad ogni costo, il ruolo perverso dei social, il significato dell’arte, il valore del merito, il rispetto della natura, e via discorrendo. Tutti temi, per ovvie ragioni, solo sfiorati, anche perché sarebbe difficile riflettervi in modo coerente in una pièce, ma esibiti quasi con una certa inquietante leggerezza.
Da segnalare, comunque, l’impegno degli attori in scena, Giusto Cucchiarini, Serena De Siena, Tomas Leardini e Silvia Valsesia, guidati da Emanuele Aldrovandi, che oltre ad aver scritto il lavoro ne è anche il regista.