di Carlo Radollovich
In Italia, e a Milano in particolare, si continua a sperare che il trasferimento dell’EMA ad Amsterdam non possa avvenire. Qualcosa si muoverebbe a nostro favore, ma è vietato crearci illusioni. Come primo passo, la Commissione Ambiente dell’Europarlamento invierà in Olanda una specifica missione al fine di effettuare in loco il punto della situazione. I primi risultati dovrebbero verosimilmente scaturire alla fine di questo mese.
Resta la constatazione che la sede ospitante l’EMA (Vivaldi building) è ancora da edificare, mentre lo stabile provvisorio (Spark building) è stato più volte criticato da Guido Rossi, attualmente direttore italiano dell’Agenzia (costruzione forse troppo piccola per ospitare i 900 tecnici dell’EMA?).
Nel frattempo, il presidente del Parlamento Tajani verificherà a tempo debito quali concrete analisi di studio saranno emerse, mentre Adina Valean, presidente della Commissione Ambiente, soppeserà adeguatamente le condizioni poste da Amsterdam per il trasferimento da Londra.
E’ probabile che, come si diceva, la Commissione sarà in grado di raccogliere, verso fine febbraio, gran parte degli elementi-base, mentre il prossimo 12 marzo gli eurodeputati dovranno esprimersi sull’accoglimento oppure sulla bocciatura del trasferimento stesso. Ricordiamo infatti, con l’occasione, che le scelte sin qui effettuate dai singoli governi sono soltanto politiche e non vincolanti sotto l’aspetto giuridico.
Va sottolineato che, a Londra, il Consiglio straordinario dell’EMA ha preso nota delle ultime date d’approntamento degli edifici fornite da Amsterdam e cioè: Vivaldi building sarà ultimato entro metà novembre 2019 (in una prima fase era stato indicato che sarebbe stato completato entro settembre 2019), mentre Spark building potrà essere disponibile da gennaio 2019. A proposito di quest’ultima data ci si chiede: qualora si verificasse un piccolo ritardo, come si potrebbe garantire la puntualità del trasferimento da Londra considerato che la Brexit scatterà a fine marzo 2019?