Perché mi piace il suono del trombone? Non lo so, forse perché ha un timbro famigliare, un po’ roco, talora sgraziato, come la voce di un vecchio burbero ma intelligente, ironico, fantasioso e provocatorio fino all’irriverenza ma fondamentalmente buono, capace di dolcezze e tenerezze, a saperlo prendere.
E Andrea Andreoli il trombone lo sa prendere, cioè suonare, molto bene, ricavandone tutti gli aspetti melodici, armonici che sanno esaltare il calore umano ma anche l’eleganza della sua inconfondibile voce.
Insomma, il trombone può essere uno strumento adatto anche a Natale, quando la famiglia si riunisce sotto l’albero. I nove pezzi (tutti suoi tranne uno, “Redemption Song”, ripreso da Bob Marley) che Andreoli presenta nel suo CD, intitolato in italiano “Cose di famiglia”, sono davvero un momento di intimità famigliare (i titoli ne rivelano i destinatari: brother, Chiara, Papà, Stefano, mamma) che però tutti possono apprezzare con piacere.
Andreoli, bergamasco, docente al Conservatorio di Milano, è ormai uno dei più affermati trombonisti italiani. In questo CD, insieme a Simone Locarni al pianoforte, Carlo Bavetta al contrabbasso e Matteo Rebulla alla batteria, traccia un quadretto famigliare molto piacevole, sfruttando l’intreccio tra improvvisazione e creatività collettiva, con un piglio moderno e fresco, che caratterizza questa nuova generazione di talenti italiani.
Ci piace riportare alcuni stralci da un’intervista fatta ad Andrea qualche tempo fa, che fanno comprendere il fascino dell’improvvisazione nel jazz: “Mi attira il poter dialogare con gli altri musicisti in tempo reale. Nella classica è tutto già prefissato, nel jazz hai la possibilità di comporre in diretta quello che un compositore farebbe a tavolino con carta, matita e gomma. Puoi esprimere quindi liberamente il tuo pensiero anche se l’improvvisazione non è, come si potrebbe credere, un insieme di note a caso ma una composizione in tempo reale su date armonie con regole precise; è come scrivere una poesia di getto. La tua improvvisazione è comunque influenzata anche dalle persone che suonano con te, dal momento e dal contesto, così lo stesso pezzo ogni volta che lo suoni risulta diverso.”
Qualche assaggio del lavoro del gruppo, lo potrete gustare qui.