di Carlo Radollovich
Avevamo già dato notizia (vedi “ilMirino” del 12 settembre) relativa ad un certo numero di carcerati che avrebbero contribuito ad alleviare il precario stato ecologico in cui versa attualmente, purtroppo, il “mare di Milano”.
Ora possiamo affermare che dieci detenuti, provenienti da Bollate e da Opera, sono già al lavoro e, per circa sei mesi, si prenderanno cura del verde locale.
Questo genere di collaborazione, per la verità, era già stato iniziato lo scorso anno in occasione di Expo e l’esperimento aveva dato esito positivo.
Le persone coinvolte nella mansione del verde stanno svolgendo il loro compito con entusiasmo: arrivano in loco di primo mattino e si mettono subito al lavoro con molta energia, utilizzando attrezzi idonei per estirpare le erbacce e impiegando poi i necessari rastrelli.
Ma si occupano anche di cose minori, come la risistemazione di piccole staccionate, di parti di muro molto scrostate, di esigui avvallamenti nel terreno da eliminare, eccetera.
E non è escluso che in futuro possano svolgere altri compiti come dedicarsi al giardinaggio vero e proprio con l’ausilio di specifici corsi a cui assistere, apprendere importanti elementi sulla botanica in generale, essere d’aiuto all’ingresso ai visitatori diversamente abili ed effettuare il trasporto di piccole partite di merci nell’ambito parco, sotto la direzione di personale incaricato.
Prima della pausa di mezzogiorno è prevista per loro la doccia in appositi locali e poi viene servito il pranzo unitamente al personale tecnico del parco. Seguono infine altri lavori, più leggeri, sino a metà pomeriggio, quando un automezzo della Polizia penitenziaria li preleva per riportarli in carcere.
Sarà prevista per loro una piccola retribuzione. Per il primo mese usufruiranno di una paga comunque prevista per il lavoro esterno svolto dai carcerati. Poi saranno impiegati quei fondi speciali che provengono dalla Borsa Lavoro e che il Comune di Milano gestisce.
Da ultimo, possiamo affermare che i lavori svolti dai detenuti rappresentano senza dubbio un ottimo strumento, non solo per poter riflettere sugli sbagli compiuti in passato, ma anche per proiettarsi verso un futuro differente e decisamente più saggio, quando la pena sarà finalmente espiata.