di U.P.
L’assessore alla Cultura della Regione, Cristina Cappellini, è convinta che occorra difendere il dialetto lombardo. L’Unesco ha infatti dichiarato che questa lingua (che ha una serie di varianti a seconda delle zone in cui si parla) è in via di estinzione. Quindi, la Regione ha stanziato 300 mila euro in tre anni per le iniziative atte a incentivare il bilinguismo italiano-lombardo.
Ci saranno sostegni economici agli enti locali che vogliono istallare cartelli segnaletici nelle due lingue e, addirittura, una versione lombarda di alcuni siti Internet. Il progetto di Legge, che parte dalla Lega Nord è orientato a istituire un osservatorio regionale (gratuito) per definire l’esatta grafia lombarda unitaria.
C’è anche allo studio la possibilità di insegnare la lingua lombarda a scuola ma, poiché questa non è una competenza regionale, ci sarà solo la possibilità di creare bandi regionali per promuovere iniziative in questo senso.
Naturalmente, c’è subito qualcuno che ha affermato che sarebbe meglio studiare la lingua inglese. Il Capogruppo leghista ha affermato che la lingua lombarda bisogna conoscerla per non dimenticare da dove veniamo. Oltretutto, la sua conoscenza potrebbe favorire anche l’apprendimento di altre lingue straniere come quelle slave (sic).
Bisogna dire però che c’è anche chi cerca di difendere la povera lingua italiana, bistrattata spesso, soprattutto da certi politici nostrani, che la usano a sproposito o la infarciscono di neologismi inglesi. L’Accademia della Crusca ha costituito il gruppo “Incipit” con lo scopo di monitorare i neologismi e i forestierismi incipienti, dopo aver raccolto più di 70.000 firme di una petizione realizzata a questo scopo.
Ad esempio, perché dire bail in quando si può dire salvataggio interno?
Perché dire stepchild adoption (magari con una pronuncia non certo oxfordiana), invece di dire l’adozione del figlio del partner?