di Ugo Perugini
Il Direttore Generale della Pinacoteca e Biblioteca Braidense, James M. Bradburne si presenta al pubblico di Milano in modo brillante e coinvolgente. Lo dice esplicitamente lui stesso: “Un manager deve essere prima di tutto un buon giardiniere, cioè essere in grado di far crescere le persone, e poi un bravo attore per presentare quello che fa in modo attraente”. Diciamo pure che c’è riuscito in pieno e ha riscosso la simpatia dei presenti.
Per quanto riguarda poi le idee che intende realizzare per valorizzare il patrimonio iconico che Brera custodisce ci sembrano tutte a prima vista molto buone ed efficaci, anche perché compiono una rivoluzione importante, cioè quella di mettere al centro il fruitore e creare per Brera un brand riconoscibile e soprattutto accessibile, in grado di testimoniare e rappresentare l’identità, il cuore stesso della città. Non però, per banalizzare la cultura, ma per rendere consapevole il pubblico che Mantegna, Caravaggio, Raffaello sono artisti contemporanei che possono aiutarci a capire la nostra realtà.
Bradburne ha esordito sostenendo che i primi cento giorni gli sono serviti soprattutto per ascoltare la gente, le loro opinioni sul Museo, le loro aspettative, le loro esigenze. E ne è scaturita la convinzione che la Grande Brera sia un progetto corretto che però non va inteso in senso immobiliare ma come occasione per creare un “arma di cultura attiva” come la definiva Russoli, il Sopraintendente della fine degli anni 60, a cui lui si riferisce spesso.
Qualche anticipazione, come lui stesso la definisce “profana”: il cortile napoleonico, che costituisce il primo impatto per i visitatori diventerà uno spazio pubblico, verrà riarredato, con segnaletica fissa ed elettronica e il miglioramento dei servizi (data di inaugurazione 16 giugno). Poi sono previsti un nuovo shop, un caffè e altri servizi entro il 2017 e prima della fine del 2018 la riqualificazione dell’ingresso di via Fiori Oscuri 4 per creare un vero e proprio “Viale delle scienze”, che sfocerà nella piena disponibilità di palazzo Citterio con le collezioni Jesi e Vitali e la riqualificazione del Palazzo di via Brera 19.
Sul piano definito “sacro”, cioè quel che riguarda la cultura, una novità per il pubblico è la possibilità di avere un biglietto a 10 euro, valido tre mesi, che consente di diventare un Amico di Brera temporaneo. Lo scopo è chiaro: far sì che diminuiscano i visitatori da “toccata e fuga” e si crei l’abitudine di visitare più volte il museo, reso sempre più accogliente e accessibile.
I capolavori di Brera – novità significativa – non saranno più prestati per almeno tre anni. Saranno invece predisposti dei nuovi allestimenti delle opere più importanti per individuare approcci interpretativi diversi, avvalendosi di prestiti da altre istituzioni. Il programma prevede il 17 marzo Raffaello con “Lo sposalizio della vergine”, il 16 giugno il “Cristo morto” di Mantegna, il 27 ottobre l’opera di Caravaggio. Tutte iniziative la cui validità verrà testata attraverso consultazioni dei cittadini con l’iniziativa “Brera ascolta”.
Sul piano economico, la differenza con il passato è data dalla recente riforma Franceschini che ha consentito piena autonomia economica al museo, con un suo Bilancio, un suo Statuto, strutturato con un Consiglio di amministrazione, un Collegio dei revisori e un Comitato scientifico cui spetta, a seconda delle competenze, di verificare la fattibilità degli interventi e soprattutto i risultati in termini di soddisfazione dei visitatori e di impatto economico sul territorio. Certo ci sarà un ampliamento dei contributi privati, anche grazie all’Art Bonus, ma non sarà una privatizzazione: il settore pubblico, come è giusto che sia, non sparirà.
Il Ministro dei beni e Attività culturali Dario Franceschini ha ricordato la polemica che qualche tempo fa venne sollevata per la scelta di alcuni Dirigenti stranieri per i Musei italiani. Oggi, la cosa dovrebbe considerarsi superata, anche perché tale scelta è avvenuta tenendo conto di parametri di qualità professionale e, d’altra parte, essa rappresenta una prassi adottata normalmente da numerose altre istituzioni straniere. Il Ministro ha riconosciuto che l’Italia sulla tutela, conservazione e custodia dei beni culturali ha fatto molto mentre risulta carente nell’aspetto della loro valorizzazione.
Attraverso l’autonomia gestionale dei Musei, realizzata con la nuova legge, che ha separato l’attività relativa alla tutela dei beni culturali dalla loro valorizzazione, si aprono nuove prospettive. I musei possono ricevere parte degli incassi che realizzano con la vendita dei biglietti e, oltretutto, sono aumentati da parte dello Stato gli investimenti del settore da un miliardo e mezzo di euro a due miliardi in tre anni.
Una delle soluzioni più apprezzate sono le “domeniche gratuite ai Musei”. Si è passati da 130.000 visitatori a 350/400.000 ogni anno. E questa iniziativa ha condizionato favorevolmente anche l’incremento della vendita dei biglietti con un aumento dell’11%, in controtendenza con le altre realtà europee. E questo fenomeno non è solo dovuto al turismo, visto che il picco si è avuto proprio nei mesi invernali.
Anche l’Art Bonus, che offre la possibilità di una detrazione fiscale del 65% sulle donazioni ai musei e alle iniziative culturali in genere, è destinata a far crescere l’apporto dei privati in questo settore. La speranza è che le imprese sentano sempre più l’esigenza di dedicare una parte dei loro profitti al sostegno delle iniziative culturali e artistiche.
Insomma, speriamo davvero, come dice il direttore Bradburne, che i Milanesi possano essere fieri della loro Grande Brera!