di Carlo Radollovich
Chissà a quanti di noi sarà capitato, trovandoci su un mezzo pubblico nel bel mezzo di un ingorgo di traffico, forse bloccati da un improvviso sciopero o da incidenti, di rievocare certi trascorsi della circolazione milanese, sicuramente meno caotici, quando la vita sembrava scorrere su ritmi meno frenetici degli attuali.
Iniziamo assieme, con un tuffo nel passato, ricordando il famoso varo delle carrozze pubbliche, quando la “Società anonima degli omnibus”, il 1° gennaio 1862, istituì le prime tre linee.
La tariffa era di dieci centesimi per il percorso centro-periferia, mentre si praticava quella di venticinque centesimi per i collegamenti tra le prime stazioni ferroviarie e il centro.
Le carrozze uscivano da due stabilimenti: il primo, situato a Porta Venezia, ospitava più di seicento cavalli, mentre il secondo, ubicato a Porta Volta, ne raggruppava quattrocento.
Tuttavia, traendo esempio da alcune metropoli europee e americane, nel 1874 si pensò si sostituire gli omnibus con vetture sempre a cavalli, ma di dirottarli su rotaia. Non trascorse molto tempo e, nel luglio 1876, già si inaugurò il primo servizio tranviario tra Milano-Porta Venezia e Monza. Due anni più tardi fu attivato l’esercizio di una seconda linea tranviaria, sempre a cavalli, tra Porta Venezia e Porta Tenaglia (quasi accanto all’Arena civica).
Ed ecco che, per l’inaugurazione dell’Esposizione nella primavera del 1881, il centro risultava collegato con quattro linee che conducevano a Porta Venezia, Porta Ticinese, Porta Principe Umberto (situata a lato dell’attuale piazza Repubblica) e Foro Buonaparte.
Da quegli anni, il traffico cittadino si faceva sempre più imponente. Basti pensare che, su tutte le linee tranviarie urbane, nel 1885, veniva trasportato un incredibile numero di passeggeri: ventitre milioni.
E siamo ormai giunti all’inevitabile trazione elettrica dei mezzi. Infatti, quando la scadenza della concessione a favore dell’”Anonima degli omnibus” stava per scattare (1895), ecco che l’amministrazione comunale affidò il servizio delle linee tranviarie alla Società Edison.
Tra il 1897 e il 1898, dopo aver effettuato una completa trasformazione del vecchio impianto di binari, tutte le linee funzionavano secondo la più moderna e funzionale trazione elettrica, abbandonando l’arcaico omnibus a cavalli, malgrado una sorta di nostalgia venisse espressa dai cittadini più anziani.
Dal gennaio 1917 il Comune riscattò completamente il servizio (lasciando alla Società Edison solo poche linee intercomunali), estendendo la rete tranviaria sino a Baggio, Greco, Taliedo e Musocco.
I primi esemplari di tram con sedici posti a sedere, disponevano all’estremità di due piattaforme completamente aperte nonché di un unico motore di 75 HP. Nel 1925 entrò in funzione un nuovo tipo di carrozza a due assi, notevolmente migliorata negli impianti e pure sotto il profilo estetico, mentre dal 1929 entrarono in servizio cinquecento vetture assai più ampie, veloci e confortevoli, dotate di particolari carrelli, quelle che circolano ancora oggi.
Nel 1937-1938, ecco apparire le prime vetture a struttura metallica completamente saldata, con tre ampie porte.
Terminato il secondo conflitto mondiale, si dovettero riparare i pesanti danni di guerra, per poi avviarci, gradualmente verso mezzi tecnologicamente sempre più avanzati. Le ultime carrozze, modernissime, rispondono al nome di “Sirietto” e si presentano articolate, eleganti, di forma aerodinamica, con aria condizionata, una cinquantina di posti a sedere, centocinquanta in piedi.
E per il futuro ? Ci attendiamo tram ancora più confortevoli e silenziosi, con l’auspicio che essi possano circolare su rotaie…quasi di burro.