Venerato dalla Chiesa per la sua tenace opposizione nei confronti delle eresie, questo frate domenicano, instancabile predicatore e inquisitore, fu decisamente protettore dei poveri, tanto che, a seguito della sua pronunciata predisposizione nel tentare di soccorrerli, venne definito dai contemporanei, e in particolare da Tommaso d’Aquino, “pugil Christi” ovvero lottatore nel nome di Gesù sempre a favore delle persone meno abbienti.
A proposito delle sue prediche, va ricordato che certe omelie, particolarmente coinvolgenti, facevano spesso presa su centinaia di fedeli. Ma ecco alcune notizie relative alla sua vita. Aveva studiato teologia presso l’Università di Bologna ed essendo già note alcune sue caratteristiche a proposito di fede, fu inviato in Lombardia da papa Gregorio IX, all’inizio degli anni Trenta, affinché combattesse l’eresia catara unitamente al legato papale Guzman.
Va in ogni caso riconosciuto che il pensiero del catarismo fu debellato dalla Chiesa soltanto settanta anni dopo, quando venne deciso di combatterlo con le stesse “armi” cristiane e cioè affidabili predicazioni aiutate da condizioni reali di vita in povertà nonché osservanza di regole sempre improntate a umiltà e a carità.
Nel 1240 fu eletto priore del convento domenicano di Asti, mentre l’anno successivo divenne priore presso il convento domenicano di Piacenza. Dieci anni più tardi venne nominato inquisitore per le città di Milano e Como. Purtroppo, nell’aprile del 1252, mentre stava lasciando Como per rientrare a Milano, fu assalito da due banditi nei pressi di Seveso che lo colpirono alla testa con un attrezzo agricolo e poi pugnalato.
Fu sepolto in Sant’Eustorgio e qui venne ricordato grazie ad un’arca marmorea scolpita da Giovanni Balduccio da Pisa, grande scultore che portò a termine anche l’arca di Sant’Agostino, opera gotica in marmo di Candoglia. Pietro da Verona fu canonizzato nel 1253.