Una fattucchiera di nome Vanina, soprannominata “la zoppa” per il suo deambulare marcatamente claudicante, era vissuta realmente nel Cinquecento presso il ducato di Milano e fu accusata di stregoneria assieme ad altre sue “colleghe”, che si chiamavano Leonarda e Caterina.
Vanina conosceva in dettaglio come impiegare un alto numero di erbe, alcune delle quali, a chi ne facesse uso, davano una strana sensazione di velato torpore abbinato ad un certo benessere fisico dopo aver bevuto un suo particolare “decotto”.
Ma la fama di questo suo speciale preparato era giunta all’orecchio del Tribunale d’Inquisizione. Rimane la constatazione che, dopo alcuni sommari accertamenti, le autorità religiose accusarono la fattucchiera di “sortilegio” e di “maleficio incantatore”. Tanto che, nel giro di poche settimane, essa fu condannata al rogo e arsa viva senza pietà.
Le vicende di Vanina, dall’aspetto assai poco rassicurante, furono oggetto di una burla da parte di alcuni contadini nei riguardi delle loro mogli, che raccontiamo in breve. Si narra che alcune donne, particolarmente stanche di rassettare e di rammentare gli abiti dei loro mariti anche in tarda serata, quando questi erano già pronti per andare a dormire, combinarono di organizzare tra loro una cena senza l’impiccio dei mariti.
Scelsero la stalla più grande a disposizione e per cena avrebbero portato alcune minestre, diversi formaggi e soprattutto avrebbero avviato una interessante chiacchierata tra donne senza l’impiccio degli uomini.
Ma uno di loro, venuto casualmente a conoscenza di questo ritrovarsi al femminile, concertò, assieme ad altri mariti, di prendersi gioco di loro con una particolare burla. La sera in cui doveva scattare il tutto, essi andarono a letto presto fingendo di addormentarsi subito. Ma in realtà, ben svegli, essi entrarono nella stalla da un uscio secondario e si posizionarono in alto, dove veniva collocato il fieno.
Con la punta di una falce aprirono la botola dalla quale l’erba veniva fatta scivolare verso le mucche e da questa apertura, udite udite, calarono a penzoloni una sorta di gamba storta, in pratica un pezzo di legno ritorto, ricoperto da una calza rossa, dicendo con voce roca: “Donne andate subito a letto, perché la strega Vanina sta per giungere presso di voi con la sua gamba più ricurva…”.
Le donne, terrorizzate, fuggirono immediatamente verso le loro abitazioni mentre i mariti, dopo aver riso a crepapelle, scesero giù dal fienile per gustare minestre e saporiti formaggi, abbandonati dalle mogli spaventatissime…