Siamo nel Medioevo e un povero contadino padre di sette figli e residente poco distante da Milano, si rende conto di non poter più mantenere l’intera nidiata. Decide allora di rivolgersi al maggiore, quattordici anni, di nome Lorenzo, pregandolo di lasciare la famiglia e di andare in cerca di fortuna.
Questo padre, oltre a qualche straccio, è in grado di affidargli soltanto una bisaccia con un contenuto davvero misero: una manciata di fagioli lessati. Il ragazzo si allontana piangendo ma, durante il cammino, comincia a sentire i morsi della fame. Si divora tutti i fagioli e ne risparmia soltanto uno.
Verso sera riesce a trovare ospitalità presso un allevatore che gli offre un giaciglio di paglia. Nel ringraziarlo gli dice: “Ho in tasca del mio giubbino un fagiolo che considero il mio portafortuna. La prego di custodirmelo perché temo che mi venga rubato.” L’allevatore pensa tra se’ e se’ che il ragazzo sia fuori di testa. Prende comunque il fagiolo e lo pone accanto ad una sua finestra.
Purtroppo, una delle sue galline lo adocchia e se lo ingoia. Lorenzo, venuto a sapere dell’accaduto, non si da’ pace, piange e pretende di avere di ritorno il suo fagiolo oppure di entrare in possesso della gallina. Pur di levarselo dai piedi, l’allevatore gli dona la gallina.
Lorenzo si rimette in viaggio e, verso sera, chiede ospitalità ad un altro allevatore, al quale affida la gallina per la notte. Non disponendo di un pollaio, il volatile viene sistemato nel porcile accanto ad un maialino. Succede che l’animale, rigirandosi più volte, uccide malauguratamente la gallina. Al mattino, urla e strepitii da parte del giovane, il quale chiede, come contropartita, il porcellino.
L’allevatore dapprima rifiuta categoricamente, ma poi, dopo le minacce di Lorenzo che vuole chiamare le guardie, decide di concedergli il maialino. Il giovane riprende subito il cammino seguito dall’animale e per la notte trova rifugio in una stalla, grazie alla concessione del guardiano di cavalli.
Ma il mattino seguente, mentre il ragazzo sta per uscire dalla stalla, un ronzino scalcia in direzione del maialino che viene abbattuto. Stessa scena, stessi pianti. Lorenzo, tutt’altro che stupido, mette in atto un’incredibile piazzata e chiede, con strilli più che mai pronunciati, che gli venga donato il ronzino, peraltro di scarso valore, e alla fine lo ottiene.
Lorenzo riprende il suo viaggio cibandosi di frutti selvatici e di pannocchie finché incontra un cavaliere che monta un destriero assai splendido ed è disperato perché non può proseguire il proprio viaggio, davvero urgente, avendo il cavallo perso un ferro. Si accorda subito con il giovane e scambia il proprio quadrupede con il ronzino, peraltro ottimamente ferrato.
Il ragazzo contatta diversi maniscalchi per l’applicazione del ferro, ma, non disponendo di soldi riesce a convincerne uno con la promessa di effettuare il pagamento più avanti. Dopo alcuni anni, Lorenzo diventa un abile cavaliere, ottiene di far parte di alcune compagnie militari, partecipa a diverse battaglie vittoriose e viene ricompensato con molti quattrini.
Ormai ricco e benestante, il giovane si decide finalmente di fare visita ai propri genitori che lo accolgono con moltissimo affetto. Tra baci e abbracci, Lorenzo dice semplicemente: “Pensate che il tutto ha avuto inizio con un certo numero di fagioli lessati che mi avevate donato…”