lunedì, Novembre 25, 2024
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Streghe e untori nel diciassettesimo secolo

Certi giudici, vissuti nel 1600, vengono oggi giustamente criticati perché punivano assai severamente coloro che, in flagranza di “reato”, erano accusati di stregoneria, sortilegio e aspersione di liquidi malefici.

Le sentenze, spesso molto dure, venivano emesse senza la possibilità di prendere in considerazione eventuali attenuanti. Citiamo ad esempio il caso di una povera cameriera, di nome Caterina Medici (nessuna parentela con Caterina de’ Medici, figlia di Lorenzo, duca di Urbino).

Fu accusata di aver procurato un maleficio al suo padrone, senatore Luigi Melzi, somministrando allo stesso infusi erboristici. Ma in realtà la poveretta, sapendo che il senatore soffriva di mal di stomaco, si era limitata a servirgli tisane calmanti.

Fu presto portata davanti ai giudici e, dopo un breve interrogatorio alla presenza di un medico, venne sottoposta dapprima a diversi colpi di frusta, poi al torchio e infine alla morsa, con la quale si stringeva la lingua del prigioniero. Dopo tutte queste torture, Caterina venne indotta a confessare, contro la sua volontà, di essere una strega in combutta con il demonio.

Condannata a morte per impiccagione, venne condotta su un carro in piazza della Vetra, luogo dell’esecuzione. Non appena rese l’anima a Dio, il suo corpo fu dato alle fiamme davanti a centinaia di persone che applaudivano. Era il 4 marzo del 1617.

Questa piazza ci ricorda un’altra, incredibile soppressione: quella di Gian Giacomo Mora (barbiere) e di Guglielmo Piazza (filatore di lana) entrambi considerati “nemici della patria” perché, durante la peste del 1630, “aspergevano qua e là unguenti mortali” che, secondo i giudici, procuravano numerose sofferenze e morte a diverse persone.

E il Senato milanese decretò pure che la che la casa del Mora, considerata “officina del delitto”, venisse completamente rasa al suolo. Così accadevano, a volte, certi avvenimenti nel corso del XVII secolo, ove superstizioni e soprattutto false credenze imperavano spesso, molte volte a discapito di poveri innocenti.

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