di Carlo Radollovich
Per la quarta volta, nel corso del mese di luglio, il fiume Seveso non ha potuto rimanere quieto nel suo letto (molto angusto, per la verità) e sgorgava da numerosi chiusini inondando una parte di viale Fulvio Testi nonché alcuni quartieri di Niguarda. I disagi sono stati più limitati rispetto alle volte precedenti (le strade si presentavano comunque impercorribili per più di un’ora), anche perché le “bombe d’acqua” non si erano scatenate con quella veemenza che aveva impaurito gli abitanti delle zone interessate tre settimane fa.
Ma l’emergenza Seveso permane. Infatti, non sono stati dimenticati i danni provocati per una quarantina di milioni di euro e continua l’apprensione tra i cittadini milanesi che hanno già vissuto amare esperienze con il fiume. L’allerta meteo continuerà ad essere attiva anche nei prossimi giorni e saranno previsti, se necessario, posti di blocco agli incroci interessati e lo stop alla circolazione dei veicoli.
Vi è inoltre da sottolineare che, dopo il guaio verificatosi a Porta Romana (voragine profonda dodici metri, imputabile non solo alla pioggia torrentizia, ma anche, come sembra, al cedimento di un’importante paratia), un altro danno è stato provocato dall’acqua, questa volta non proveniente da scarichi fluviali, ma da una tubatura letteralmente esplosa in una stradina del quartiere Lorenteggio, precisamente in via delle Genziane. Anche qui, allagamenti ovunque e disagi ben comprensibili.
Al di là di questi due gravi inconvenienti, dobbiamo chiederci perché Milano non sia sempre in grado di far fronte ai forti temporali nelle zone Niguarda, Testi e piazzale Istria. Certamente, le problematiche più consistenti provengono dal Seveso. Dopo numerosi progetti, promesse e annunci vari, non è ancora stato realizzato l’ampliamento dello scolmatore, più volte invocato dai cittadini. In effetti, proseguire a contrastare le piene del fiume con un assorbimento di soli trenta metri cubi al secondo, è del tutto insufficiente, come già dimostrato in più occasioni.
Anche la ben nota vasca gigante, che avrebbe dovuto entrare in funzione a Senago per raccogliere l’acqua in eccesso, non è ancora stata realizzata.
Il progetto non è pronto, lo sarà soltanto verso metà settembre, con un costo che si aggirerà sui trentacinque milioni di euro. Però, la città di Senago intende bocciare l’opera sin d’ora e all’orizzonte si profilano ricorsi e battaglie legali.
Tuttavia, i tecnici più accreditati e impegnati nel tentativo di risolvere il problema delle acque del Seveso, affermano che sarà trovato un equo compromesso per dare il via alla costruzione della supervasca. Basterà nel contribuire a risolvere il grande disagio delle esondazioni del fiume? Ce lo auguriamo sinceramente, soprattutto per coloro che hanno sopportato sin qui ogni genere di seccatura, penalizzanti scomodità e imbarazzanti situazioni logistiche.