di U.P.
Si può festeggiare l’anniversario di ogni cosa. Ad esempio, quest’anno, tra l’altro, festeggiamo l’anniversario della censura nei media, nella pubblicità, nel teatro, nella pittura e, naturalmente, nel cinema. 100 anni di tagli, modifiche, oscuramenti, fatti in nome di un concetto di morale spesso un po’ ambiguo che ha colpito non soltanto il settore del sesso ma anche la politica, la religione, la violenza.
La censura ha una data di nascita precisa e ufficiale: il 31 maggio 1914. In questo fatidico giorno, infatti, si mette in esecuzione l’ordinamento previsto dalla legge Facta. Inizialmente, il ruolo di chi svolgeva questa attività era quello di una vigilanza severa sugli aspetti della politica, della morale e della religione in senso generale poi, con il passare del tempo, ci si è orientati di più verso la protezione e la tutela nei confronti dei minori
Esaminare gli interventi censori in questo lungo periodo di tempo, fa anche emergere come sia cambiato in modo incredibile il comune senso di pudore, tanto che nei nostri anni, e anche grazie all’avvento di Internet, di fronte a una libertà spesso smodata, incontrollata e volgare, quasi si sente la mancanza, se non di interventi censori, che sanno sempre di imposizione dall’alto, di un po’ di sana vergogna.
Ma, purtroppo, constatiamo ogni giorno che si sposta sempre più in alto l’asticella dello scandalo e di conseguenza imperversa un po’ in ogni settore l’assoluta mancanza di ritegno, quasi che lo sport di certi italiani sia quello di provare gusto a scandalizzare la gente.
Può, quindi, addirittura fare tenerezza rivedere l’archivio on line che è stato realizzato sulla censura in Italia, che da qualche tempo è a disposizione di chiunque abbia la curiosità di visitarlo sul sito www.cinecensura.it al quale vi rimandiamo.
Qui potrete, vedere le scene di uno dei più famosi film censurati “L’ultimo tango a Parigi” ma anche gli interventi del Ministero dello Spettacolo su film più “leggeri” come “Totò e Caterina” di Mario Monicelli, che venne addirittura massacrato dalla censura, sia per alcuni richiami al comunismo che per certe posizioni critiche nei confronti delle Forze Armate! E numerosissimi altri interventi censori su film, manifesti, locandine, canzoni, ecc.
Certo, da questi tagli esce un’Italia provinciale, culturalmente un po’ miope, burocratica, diffidente delle trasformazioni del Paese e dei cittadini, ma anche un’Italia tenera e ingenua, senz’altro oggi completamente scomparsa.