di Carlo Radollovich
Ci troviamo nell’anno 610 presso la corte della regina Teodolinda, moglie di Agilulfo, che sposò dopo la morte del primo marito, Autari, re dei Longobardi.
La sovrana, che da tempo aveva sentito parlare di Colombano, nato nel 540 in Irlanda e morto nel 615 a Bobbio, la cui fama di santità si era diffusa in molte nazioni europee, si prefissò di invitarlo a corte, assieme ai suoi monaci, in occasione della settimana che precedeva la Pasqua, invito che venne accolto con simpatia e gratitudine.
Durante la mattinata, fece cucinare abbondanti e gustose pietanze, tra cui selvaggina rosolata a dovere, carni varie arrostite a puntino, senza contare l’ottimo vino delle proprie cantine nonché certe specialità di dolciumi assai invitanti.
Seduti a pranzo, Colombano fece presente a Teodolinda l’impossibilità di mangiare tanto ben di Dio perché lui e i suoi monaci erano scrupolosamente osservanti dei cibi magri da consumare durante la Settimana Santa.
La regina si offese particolarmente, cosa che dispiacque molto al religioso. Dopo alcuni istanti di totale imbarazzo si pervenne a questo compromesso: Colombano avrebbe benedetto le carni secondo un particolare rito, per poi mangiare tutti assieme quei piatti da favola.
Egli tirò presso di sé uno dei vassoi più vicini, che conteneva tre grandi colombe arrostite, si alzò in piedi e benedisse la portata accompagnata da una breve preghiera. Dopodiché si rimise a sedere. I monaci e la sovrana stessa restarono di stucco quando osservarono che il piatto si era incredibilmente trasformato.
Infatti, l’arrosto era sparito e con esso quel sugo da sogno che avrebbe soddisfatto anche i palati più esigenti. Si stropicciarono gli occhi e osservarono, decisamente increduli, che le tre colombe si erano trasformate in un’enorme pagnotta.
La sovrana, dapprima sorpresa oltre misura, abbassò la testa, mentre Colombano e i suoi monaci iniziarono a gustare con allegria diversi pezzi di quel pane piovuto dal cielo.
Teodolinda, riavutasi da una situazione assolutamente imprevista, si rese conto che davanti a sé aveva preso corpo un autentico prodigio e soprattutto comprese l’ampia santità che albergava nel cuore di Colombano.
Dopo alcuni giorni decise di donare al sant’uomo una discreta fascia del territorio di Bobbio (oggi in provincia di Piacenza), località in cui sorse un’abbazia per mano dello stesso Colombano.
Un paio di secoli più tardi, la Chiesa condusse lo svolgimento della causa della sua beatificazione e, successivamente, prese piede la causa più importante che vide Colombiano assurgere alla gloria degli altari.