di Ugo Perugini
“Va tutto bene” – che resta in scena fino al 6 giugno al Teatro Filodrammatici – è un lavoro collettivo, scaturito dalla collaborazione di tutti i componenti della compagnia Òyes. Bisogna confessare che c’è sempre qualche perplessità quando si affronta il tema della creatività di gruppo. E’ fin troppo facile, infatti, che l’opera risenta di spinte divergenti, sbandate logiche, forzature, giustapposizioni o compromessi che spesso, anche se appaiono sotto traccia, offuscano il messaggio di fondo che si vuole veicolare o squilibrano la trama e la caratterizzazione dei personaggi.
Nel caso di “Va tutto bene”, è opportuno dirlo con forza, ciò non succede. Il lavoro ci pare costruito con molta accortezza, intelligenza e gusto. Sa alternare toni surreali a toni più drammatici, i personaggi sono tutti costruiti con estrema attenzione, senza mai scadere nella caricatura, e la storia regge nella sua pur semplice logica.
Il tema è l’amore, la felicità, la capacità di vivere pienamente la realtà o sottrarvisi, inseguendo speranze o sogni inverosimili. La madre è obnubilata dalle immagini televisive e condizionata al punto di parlare attraverso un linguaggio ibrido, mutuato dalla pubblicità e dai programmi ai quali assiste passivamente (il suo monologo, davvero divertente, è stato applaudito a scena aperta). Il figlio Attilio (detto Attila), inetto e timoroso, con il suo amico sogna impossibili amori virtuali con donne di fantasia, annusando indumenti intimi. Ma, grazie all’amante del padre (Lilly), scoprirà la realtà del sesso.
Il padre Ruggero, pietra dello scandalo, lascia la famiglia per vivere la sua vita e trovare la felicità lontano, tra le braccia di Lilly, appunto, una splendida cantante-spogliarellista. E con la felicità e il piacere, troverà però anche la morte. La sua presenza sulla panchina-tomba fa da controcanto, grottesco ma indubbiamente ben riuscito, alle ansie di chi è rimasto e lo viene a trovare. Bellissimo il dialogo, tra sordi, tra il figlio che si vuole in qualche modo scusare per aver approfittato della donna del padre e il padre che, al contrario, è orgoglioso perché finalmente il figlio ha cominciato a vivere.
Anche Lilly, alla fine verrà a fargli visita con il frutto dell’amore (una bambina). Anche la ragazza rimpiangerà il fatto che spesso dimentichiamo coloro che abbiamo amato. Lei sostiene che ciò non accadrà mai, ma se ne va dal cimitero abbandonando la carrozzina con la piccola davanti alla tomba di Ruggero, al quale non resta altro che darle coraggio con le parole che danno il titolo all’opera: “Va tutto bene!”
Lo ripetiamo, il lavoro ci è piaciuto. Questi giovani, ex allievi del Teatro Filodrammatici, sono davvero cresciuti. Meritano attenzione e, senz’altro, l’avranno. Parliamo degli attori Vanessa Korn, Dario Merlini, Alice Redini, Umberto Terruso, Fabio Zulli. E del regista, Stefano Cordella, che ha costruito un meccanismo teatrale, insieme ai suoi collaboratori, davvero ben riuscito. Uno spettacolo da vedere, che fa ridere ma anche pensare. E di questi tempi…