di Ugo Perugini
Ulisse Stacchini, ingegnere nato a Firenze nel 1871 e morto a Sanremo nel 1947, è conosciuto soprattutto per il progetto della facciata della nostra Stazione Centrale, presentato in occasione del secondo concorso bandito nel 1911.
A Milano, dove passò gran parte della sua vita, si trasferì dopo la laurea ed ebbe subito incarichi importanti. Possiamo dire che seguì le idee dei futuristi, quanto a ideali estetici, molto legato alla lezione di Sant’Elia, e infatti, il motto che contraddistingueva il suo progetto per la nuova Stazione Centrale di Milano era “in motu vita”, che in sostanza significa che la vita è movimento.
Non si può negare che Stacchini nel suo lavoro di architetto fu influenzato anche dal Liberty di matrice austriaco-secessionista e dal Decò. Dal momento della presentazione del progetto della Stazione Centrale alla sua inaugurazione passarono quasi venti anni in cui si assistette a diverse modifiche progettuali che ne alterarono, senza peraltro snaturarlo, l’intento iniziale, facendo prevalere, insieme alle forme essenziali, all’austerità dei motivi decorativi che ricordano l’arte egizio/mesopotamica, un certo intento ideologico monumentale del periodo. L’effetto finale portò comunque a un risultato originale che qualcuno si azzardò a definire, un po’ per gioco, “Assiro-Milanese”.
Non a tutti piacque. Margherita Sarfatti lo considerava “assurdo” e con estro fantasioso di tipo gastronomico lo descriveva come una “stalattite di zucchero sopra un panettone”. Ma Stacchini è rimasto famoso, oltre che per il progetto della Stazione Centrale – che ai milanesi, che ormai vi sono affezionati, non dispiace – anche per quello dello Stadio Giuseppe Meazza (San Siro) e per numerosi altri edifici, ancora molto belli da vedere.
Tra questi, scegliamo casa Donzelli in via Revere 7, realizzata da Stacchini tra il 1907 e il 1909. Beniamino Donzelli che gli affidò questo incarico era un importante industriale del settore cartario (tra gli altri, Cartiere Binda) e SAFFA (fiammiferi), ricco ma anche generoso. Di lui si ricordano parecchie iniziative a beneficio dei più giovani. Fu anche senatore del regno. In questa casa non ci abitò mai, lui aveva domicilio in via Senato, ma apprezzò molto il lavoro dello Stacchini.
La facciata dell’edificio, come vediamo dalla foto, ha forme semplificate, ed è una versione originale dello stile della Secessione viennese che partiva dal presupposto che qualcosa per essere bello deve anche essere funzionale. Era l’idea di Otto Wagner, uno dei più importanti esponenti del movimento.
Mancano i cromatismi tipici dell’Art Nouveau e le decorazioni geometriche e floreali sono molto contenute. I balconcini hanno delle balaustre in ferro battuto e anche il portone di ingresso presenta decorazioni geometriche stilizzate.
In alto, la facciata è chiusa all’interno di un cornicione delimitato da un parapetto alle cui estremità si affacciano delle finestre con decorazioni antropomorfe. Non mancano anche all’interno elementi decorativi in ferro battuto. Ricordiamo che queste realizzazioni si devono al contributo di un artista importante come Alessandro Mazzucotelli.
Via Revere è una via tranquilla che architettonicamente attraversa i primi cinquant’anni del secolo scorso. All’inizio della via verso Largo QuintoAlpini, sono presenti edifici di inizio secolo, tra i quali Casa Donzelli, di cui abbiamo parlato.
Alla fine della strada verso il ponte che porta alla Triennale colpisce subito gli occhi la Torre al Parco, un edificio di venti piani, progettato nel 1953 da Vico Magistretti e Franco Longoni, che prefigura la Milano del futuro, quella dei grattacieli.