di Antonio Barbalinardo
Il 3 dicembre scorso è stata presentata online – per rispettare al meglio le disposizioni del DPCM in vigore – la mostra “Primo Levi, Figure”, esposta presso il Museo Centrale dell’Acqua.
La mostra – già esposta al GAM di Torino nel 2019, in occasione del centenario della nascita di Levi – consiste in una ricercata selezione di alcuni lavori realizzati in filo metallico dallo scrittore torinese tra il 1955 e il 1975.
Primo Levi nacque a Torino il 31 luglio 1919 e morì tragicamente l’11 aprile 1987. Fu autore di innumerevoli poesie, saggi, romanzi e racconti di memoria storica sulle atrocità dell’Olocausto che visse sulla propria pelle come tantissime altre persone colpevoli solo di essere ebree, tra cui il recentemente scomparso Nedo Fiano e una delle ultime testimoni viventi, la senatrice a vita Liliana Segre. Levi, infatti, venne arrestato nel dicembre del 1943 e mandato nel campo di raccolta di Fossoli per poi essere deportato ad Auschwitz nel febbraio del 1944.
Sopravvissuto, tornò in Italia dove cercò di ricontattare altri superstiti e decise di mettere per iscritto quanto subito durante la persecuzione di cui troviamo particolari riferimenti nel suo libro più noto “Se questo è un uomo”.
Con il passaggio della Lombardia in zona gialla dal 4 febbraio, il museo ha potuto riaprire le porte e ho colto l’occasione per vedere l’esposizione di persona.
Entrando all’interno del museo, il visitatore viene accolto da una proiezione di presentazione, circondato da apparecchiature e motori appartenenti all’archeologia industriale del secolo scorso.
Attraverso una passerella si accede, poi, al salone espositivo dove le opere sono come avvolte da un pendente involucro conico rovesciato di plastica bianca.
Si tratta di figure tridimensionali di animali ed altre forme fisiche create ed armonizzate attraverso i sottili intrecci di filo di rame e, sotto ognuna di essa, è possibile leggere una piccola frase di riferimento.
Inoltre, all’interno di una teca, è si possono ammirare piccole bobine, utensili di laboratorio, volumi di chimica e pagine piene di formule e calcoli: tutti oggetti appartenuti a Levi.
Lungo tutto il percorso, sulla parete laterale, scorrono le immagini de “L’incanto del movimento”, la perfomance presentata in occasione della Giornata della Memoria, realizzata dai primi ballerini del Teatro alla Scala, Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta.
La mostra è stata presentata da MM spa, dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino con la collaborazione dell’associazione “Figli Della Shoah” e con il patrocinio del Comune di Milano, è stata curata da Fabio Levi, direttore del Centro Studi Primo Levi, e da Guido Vaglio su un progetto di allestimento di Gianfranco Cavaglià e la collaborazione di Anna Rita Bertorello.
Potete visitare la mostra, che è stata prorogata fino alla fine del mese di aprile, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18, salvo ulteriori variazioni per nuove disposizioni anti-contagio.