di U.P.
Saltano fuori sempre tecniche, più o meno sofisticate, che insegnano sistemi efficaci di difesa personale, ai quali ricorrere nell’eventualità di qualche aggressione. Si vede che in giro serpeggia la paura. Anche se in linea di principio la cosa è condivisibile, riteniamo che sia opportuno andarci cauti.
La Provincia di Milano, alla presenza del Presidente Podestà e dell’assessore alle pari opportunità Cristina Stancari ha presentato qualche domenica fa l’iniziativa “Sicura-mente. Imparare a difendersi trasformando la mente e il corpo”, durante la quale si sono fornite informazioni riguardo alla tecnica del krav maga, tecnica – guarda caso israeliana – di combattimento ravvicinato.
Un sistema semplice ed efficace, nato appunto per essere appreso in breve tempo, il krav maga risponde a criteri di tipo militare allo scopo di neutralizzare in maniera definitiva l’avversario, prima che questi possa diventare una minaccia, con un mix di tecniche che vanno da pugni a calci indirizzati prevalentemente nelle zone vitali del corpo quali: genitali, carotide, occhi etc, (ritenute normalmente intoccabili negli sport di contatto, e pertanto non può essere praticato in forma sportiva come per tutti gli sport da combattimento).
In Provincia sembrano convinti che se le donne acquisiscono una certa padronanza di questo sistema di difesa, possono vivere più sicure. Noi, un po’ meno. Ecco cosa dice l’assessore Stancari: “Gli allenamenti di krav maga insegnano a fermare l’aggressore difendendosi e contrattaccando contemporaneamente. Un sistema di autodifesa fondato su saldi principi etici e morali (?). Una donna su tre in Italia è vittima di violenza. Sono oltre 6 milioni le donne che, nel nostro Paese, hanno subito violenza fisica o sessuale, di queste 700 mila sono vittime del proprio compagno. Nel primo trimestre del 2014 i femminicidi sono già stati 70. Un dato sconcertante che dimostra che su questo odioso fenomeno non bisogna mai abbassare la guardia”.
Giustissimo, la violenza sulle donne è un fenomeno da stigmatizzare e da combattere. Forse, però, il krav maga non ci sembra che possa essere la soluzione ideale. Anche perché, come ben sappiamo, le vittime in genere conoscono il loro aggressore (marito, amante, fidanzato, ecc.). Invitarle a prepararsi a un vero scontro “corpo a corpo”, senza esclusioni di colpi ci sembra per lo meno assurdo, se non paradossale e, soprattutto, non privo di rischi.
Comprendiamo il senso dell’intervento concreto e pratico della Provincia, ma siamo anche certi che queste istituzioni non considerano secondari i problemi dell’educazione, e il fatto che questo odioso fenomeno vada affrontato nella sua complessità all’interno di un quadro generale in grado di costruire una precisa strategia politica che parta dalla necessità che ogni donna, di ogni età, cominci a denunciare le violenze. Senza dimenticare, che non è per nulla superfluo combattere le pubblicità sessiste che contengono stereotipi negativi dei ruoli che le donne come gli uomini dovrebbero ricoprire
E’ proprio così, infatti, che ci si abitua a standard errati che poi possono diventare abitudini difficili da sradicare: in altri termini, si rischia di crescere dentro un immaginario in cui la violenza diventa parte integrante della vita quotidiana e non si riconosce quando la stiamo subendo, senza accorgersi di trasmetterla involontariamente alle nuove generazioni attraverso immagini, comportamenti, linguaggi e non solo.
Se gli esercizi del “krav maga” possono servire a dare alle donne maggiore consapevolezza di sé, maggiore tranquillità anche psicologica, allora è giusto che questi corsi si facciano ma, naturalmente, sarebbe gravemente sbagliato fermarsi qui.