di Carlo Radollovich
Una tradizione medievale, che affonda le proprie radici nella storia della nostra Regione, ci racconta che a Natale il panettone doveva essere impastato, nella sua più tipica forma, esclusivamente dal capo famiglia, il quale, poco prima che il dolce venisse messo in forno, provvedeva a incidere sullo stesso un segno di croce. Questo gesto rivestiva uno specifico significato e doveva fungere da vera e propria benedizione per il nuovo anno che sarebbe cominciato dopo appena qualche giorno.
Con quale specifica cerimonia si sarebbe dovuto consumare il panettone? Secondo una vecchia usanza, detta “del ceppo”, si procedeva anzitutto ad accendere nel camino di casa un grosso ciocco di quercia, al di sotto del quale erano state preventivamente poste numerose bacche di ginepro. Il locale, non appena le prime fiamme si sprigionavano, si riempiva di effluvi profumatissimi. Il capo famiglia, non appena il fuoco generava tizzoni sempre più ardenti, si versava da bere del vino in un grosso calice di legno.
Lo sorseggiava in parte e, poco dopo, ne versava alquanto sul ciocco acceso. Tale calice veniva poi passato a tutti i componenti della famiglia che dovevano gustare almeno un sorso di vino. A questo punto il capofamiglia cavava di tasca una moneta e la gettava tra le fiamme. Quasi contemporaneamente, distribuiva qualche centesimo ai familiari auspicando che, per il prossimo anno, la sorte sarebbe stata migliore anche sotto il profilo del guadagno.
Al termine di questo rito, davvero curioso, venivano portati davanti al capo tre panettoni. Quest’ultimo, prima di tagliare piccoli pezzi destinati al piccolo dessert dei familiari, tagliava una fetta consistente da uno dei panettoni e pregava la moglie di volerla conservare sino al Natale del prossimo anno in una particolare credenza. Come mai?
Sembra che tale fetta contenesse notevoli poteri taumaturgici, in grado di tener lontano guai e sfortune.
Si scoprì recentemente che il ciocco di quercia simboleggiava l’albero del bene e del male, che il fuoco era testimone della resurrezione di Nostro Signore mentre i tre panettoni rappresentavano la Santissima Trinità. Ci si chiede anche se questa “liturgia”, almeno in parte, potesse trarre origine, in antico, da un più complesso rito pagano.