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WOLFGANG AMADEUS MOZART ADOLESCENTE, A MILANO

di Carlo Radollovich

Il giovanissimo musicista salisburghese, con quel suo tondo e simpatico viso, entrò per la prima volta a Milano il 23 gennaio 1770 sotto la protezione del governatore austriaco, il conte Karl Joseph von Firmian. Avrebbe compiuto quattordici anni solo quattro giorni dopo, ma il ragazzo era già noto per le sue genialità musicali e giungeva nella nostra città, scortato dal padre Leopold, dopo una brillante tournée svoltasi a Mantova e poi a Cremona.

La sua prima serata musicale a Milano avvenne nel sontuoso palazzo ove risiedeva il conte Firmian e questi rimase incantato dalla sua bravura. Oltre al suo compenso gli regalò una tabacchiera d’oro, venti gigliati (apprezzate monete emesse dalla zecca di Firenze) e pure una raccolta completa delle opere del poeta e librettista Metastasio.

Partito per una serie di concerti a Firenze, Roma e Napoli, il giovane tornò nella nostra città nell’ottobre dello stesso anno e si sottopose subito ad un lavoro massacrante poiché un’opera commissionatagli (“Mitridate re del Ponto”) doveva essere messa in scena in sessanta giorni circa e precisamente il 26 dicembre presso il Teatro Ducale. Si registrò un vero trionfo tra interminabili applausi, tanto che egli riuscì ad ottenere l’incarico per una nuova opera, da completare entro la fine del 1773.

Dopo un soggiorno trascorso nella sua Salisburgo, eccolo di nuovo a Milano nell’agosto del 1771. Oppresso dal caldo, scrisse a sua sorella: “Dicono i milanesi che qui non piove da un mese; oggi sono cadute alcune gocce di pioggia, ma ora è tornato il sole e il caldo si fa di nuovo soffocante”.

Tra un impegno e l’altro, compose una serenata per la principessa Maria Beatrice d’Este, futura sposa dell’arciduca Ferdinando. Il matrimonio si sarebbe celebrato il 15 ottobre dello stesso anno. Il giorno 17 venne eseguita la serenata a lei dedicata dal titolo “Ascanio in Alba” e Beatrice, veramente entusiasta, regalò tra l’altro a Wolfgang un costosissimo orologio d’oro. Proseguirono i festeggiamenti in onore della coppia con cortei in maschera, vino a volontà e corse di cavalli. Purtroppo, in quest’ultima occasione crollò una tribuna uccidendo cinquanta spettatori. Per fortuna, Wolfgang e suo padre, contrariamente a quanto originariamente previsto, non si trovavano su quegli spalti.

Il padre del giovane musicista tentò nel frattempo di giocare una…prestigiosa carta: l’assunzione del figlio presso la corte dell’arciduca Ferdinando. Quest’ultimo appoggiò la richiesta, ma l’imperatrice Maria Teresa si oppose: “Due musici vaganti come i Mozart non possono ambire a tale assunzione”.

Dopo un anno trascorso a Salisburgo, ecco Amadeus di nuovo a Milano. Lavorò alacremente per mettere in scena l’opera “Lucio Silla”. Scrisse assai nervoso una lettera a sua sorella: “Mi mancano ancora quattordici passi e poi avrò terminato” per poi concludere con una annotazione finalmente distesa: “Qui a Milano ho imparato un nuovo gioco che si chiama Mercante in Fiera”. L’opera si rivelò un autentico trionfo. Ma la nostalgia di casa si fece sentire e i Mozart rientrarono nella città natia nel 1773. Non si verificarono altre visite in Italia.

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