sabato, Novembre 23, 2024
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PRIMI OROLOGI A MILANO

di Carlo Radollovich

A parte alcuni tentativi effettuati in Cina e altri non molto affidabili eseguiti da certi monaci, i primi orologi realizzati in Italia risalgono alla fine del XIII secolo, tanto che Dante già li conosceva, inserendone uno nel Paradiso (Canto X) della Divina Commedia, ove si legge tra l’altro: “Indi, come orologio che ne chiami l’ora…”.

Il frate Galvano Fiamma (1283 – 1344), minuzioso descrittore di numerosi fatti di cronaca milanese, ci segnala che nel 1335 i nostri concittadini sentivano per la prima volta battere automaticamente le ore dal campanile della chiesa di San Gottardo in Corte, denominata anche San Gottardo a Palazzo per essere stata collocata a fianco del Palazzo Reale.

Si tratta della prima testimonianza riferentesi ad un orologio pubblico, voluto da Azzone Visconti (1302 – 1339), figlio di Galeazzo I e Beatrice d’Este. Tale orologio non era però visibile ai Milanesi, incastonato com’era tra piccoli archi e colonnine, ma il din-don dei suoi rintocchi arrivava con puntualità alle orecchie della popolazione. Esso era talmente conosciuto, non solo nel rione, ma in tutta Milano, che la via vicino alla chiesa prese presto il nome di “Contrada delle Ore”.

Altro orologio venne allestito sul campanile di Sant’Eustorgio, in modo tale che risultasse visibile alle persone, ma i rintocchi non si udivano affatto perché, essendo stato fabbricato con meccanismi assai delicati, le vibrazioni causate dal battere delle ore avrebbero potuto danneggiarlo.

E, dopo la lancetta delle ore, apparve qui anche quella dei minuti, ma i nostri concittadini dovettero attendere sino all’inizio del Quattrocento. Ironia della sorte a proposito dei due orologi citati: a tutt’oggi, ne’ il campanile di San Gottardo (vedi foto)ne’ quello di Sant’Eustorgio, posseggono un orologio visibile da terra.

Resta in ogni caso la positiva constatazione che, nel corso del Medio Evo, gli orologi sui nostri campanili si facevano sempre più belli e appariscenti. Alcuni evidenziavano persino le fasi lunari e quelle zodiacali.

Ci si chiede: quali furono i reali vantaggi a favore della società allorché il battere delle ore si diffondeva sempre più, sino ad abbracciare paesi che avevano un numero assai contenuto di abitanti? Finalmente l’assetto di tutte le nostre attività’ risultava positivamente rivoluzionato. Infatti, i ritmi di lavoro e quelli relativi all’impostazione delle varie produzioni venivano decisamente scanditi con una precisione senza precedenti.

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