di Carlo Radollovich
Una giovane sposa, di nome Antonia, in un freddo giorno di dicembre del 1485, si recava ad assistere alla messa nella chiesa di Santa Maria presso San Celso dopo aver sbrigato parecchie faccende di casa con perdita di tempo. Era arrivata in ritardo e la funzione era già iniziata da molto tempo.
Si accomodò al suo solito posto e recitò subito una preghiera per scusarsi di questa sua mancanza di puntualità. Il suo sguardo stava fissando un vecchio ritratto della Vergine, un dipinto che raffigurava tra l’altro un certo velo che copriva il viso della Madonna. E mentre la sposina proseguiva concentrata nella recita di altre preghiere, notò con profondo stupore misto a meraviglia che il velo si stava gradatamente alzando, scoprendo il volto della sacra figura.
Questo strano fenomeno si acuì perché accompagnato da una luce intensissima e ciò provocò in Antonia una comprensibile reazione. Infatti, cacciò un urlo tanto squillante che riecheggiò in tutta la chiesa.
Altri fedeli, non solo quelli vicini alla sposina, notarono questa mutazione nel dipinto e gridarono al miracolo. Nei giorni seguenti, numerosi credenti si avvicinarono al quadro della Vergine per pregare e ottenere grazie.
Inoltre si racconta che, nel novembre 1631, il dipinto offrì un altro segno miracoloso e cioè una sorta di annuncio sulla fine della tragica pestilenza che uccise decine di migliaia di milanesi. E così accadde.
Ma i fedeli si rivolsero alla Madonna Miracolosa anche per implorare un’importante grazia: liberare la nostra città dalle truppe del generale austriaco Von Radetsky. Infatti, terminata la sommossa culminata con le ben note Cinque Giornate, alcuni notabili milanesi offrirono alla Vergine, per grazia ricevuta, un’artistica lampada d’argento, tuttora conservata in parrocchia.
Il dipinto fu per molto tempo oggetto di culto da parte dei giovani sposi i quali, chiedendo protezione per la felicità delle loro unioni, offriva contemporaneamente alla Madonna Miracolosa, con molta devozione, un ricco bouquet di fiori.