di U.P. —
La pièce presentata ieri sera al San Babila “Un grande grido d’amore” è stata scritta dall’attrice e commediografa francese, Josiane Balasko, conosciuta nel suo paese soprattutto per le sceneggiature di alcuni film che hanno riscosso un certo successo.
Bisogna dire che non si tratta di un lavoro facile per chi lo vuole mettere in scena. Protagonisti, infatti, sono due attori ormai in declino, Hugo e Gigi, divorziati da anni, dopo aver vissuto una stagione nella quale, come coppia, avevano ottenuto grandi riconoscimenti da parte del pubblico e della critica.
Per una serie di circostanze i due sono costretti a rimettersi insieme a recitare in una nuova commedia che nella trama rispecchia in parte la loro vicenda sentimentale. Un’occasione di rilancio che però si scontra con il carattere difficile dei due, pieni di rancore e risentimento per il fallimento del loro matrimonio, e, oltretutto, alla mercé di un orgoglio smisurato, e ottuso, per i propri presunti meriti artistici.
Il regista del nuovo spettacolo e l’agente dell’attore cercano di ricomporre la coppia spezzata, anche avvalendosi di mezzucci e trucchi che alla fine vengono allo scoperto. Ma l’operazione, nonostante tutto, sembra riuscire, rinfocolando tra i due persino un certo interesse passionale, anche se entrambi poi cadono preda dei vezzi narcisistici tipici degli attori.
Il lavoro portato in scena da Francesco Branchetti, che ne è anche l’interprete principale insieme a Barbara De Rossi, ha cercato di delineare il carattere dei due protagonisti che hanno il compito, piuttosto arduo, di impersonare attori che devono recitare; in pratica, attori “alla seconda”.
Quella che ci pare meno convincente delle due è la figura di Hugo, un po’ troppo caricaturale, quasi macchiettistica, molto sopra la righe; ma occorre dire che il lavoro nel suo insieme non convince: qualche errore di troppo nella recitazione, approssimazioni, battute ed “entrate” fuori tempo; anche la scenografia non aiuta nel suo spartano allestimento. Il finale, poi, in ogni caso, appare per lo meno incongruo.
Non possiamo dire che si tratti di un’occasione mancata. Il testo della tanto celebrata Balasko non è poi così brillante e le battute, che si contano sulle dita di una mano, nemmeno troppo originali, né bastano a far decollare una pièce piuttosto mediocre.
Lo spettacolo, che vede tra gli interpreti anche Isabella Giannone e Simone Lambertini, con musiche originali di Pino Cangialosi, resterà in scena al San Babila fino al 26 gennaio.