di Carlo Radollovich
Nel corso del secondo conflitto mondiale, nel tentativo di offrire un riparo sicuro agli abitanti, venivano allestiti in città 132 rifugi antiaerei. E quando gli allarmi, con il loro lacerante suono, avvertivano la popolazione che il pericolo era imminente, si registrava nelle strade un fuggi fuggi generale per evitare le micidiali bombe e raggiungere un punto che avrebbe garantito sicurezza. Purtroppo, in alcuni casi, la forza dirompente degli ordigni lanciati dal cielo vanificava questa fuga.
Vorremmo in ogni caso ricordare due rifugi, noti per la loro ampiezza, che ancora oggi sono testimoni di quelle giornate tremende. Il primo si trova in piazza Grandi (corso XXII Marzo), nascosto sotto la maestosa fontana dedicata allo scultore Giuseppe Grandi (1843 – 1894, autore tra l’altro del monumento alle Cinque Giornate di Milano a Porta Vittoria). Venne costruito nel 1936 e poteva ospitare sino a quattrocento persone. E’ stato restaurato ed è aperto al pubblico in alcune particolari circostanze, presegnalate dalla stampa.
Il secondo rifugio, uno dei più grandi e contraddistinto dal numero 87, si trova in viale Luigi Bodio 22 (zona piazzale Nigra) nei sotterranei della scuola Giacomo Leopardi.
Fu inaugurato nel 1940 all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia ed era in grado di ospitare quattrocentocinquanta persone, disponendo di una superficie superiore ai 220 metri quadrati. E’ possibile visitarlo grazie all’inserimento di apposite guide che fanno capo all’associazione Neiade (www.neiade.com).
Il rifugio ha una curiosa forma, a ferro di cavallo, e dispone di dieci stanze, due toilette alla turca e un lavabo con acqua corrente. In tali locali i ragazzi potevano continuare ad assistere alle lezioni. Lasciamo tuttavia immaginare con quale tranquillità e serenità di spirito potessero recepire i vari insegnamenti.
Nel 2010 si è provveduto a ripulire e a riordinare il tutto nell’ambito della campagna “Puliamo il mondo”, senza tuttavia far sparire le numerose scritte sulle pareti e gli avvisi originali, grazie ai quali si voleva indicare le vie d’uscita, il divieto assoluto di fumare nonché altre segnalazioni.