di Carlo Radollovich
La costruzione di questo imponente edificio, ubicato nella piazza omonima, risale al XIV secolo e si presenta in stile tardogotico, seppure rimaneggiato, poiché il palazzo si era trovato al centro di bombardamenti nel corso del secondo conflitto mondiale.
La facciata è in mattone, mentre sul portale sono visibili pietre in marmo di Candoglia e in marmo rosso di Verona. Oltre l’androne, si entra nella corte d’onore, la quale viene considerata la parte meglio conservata dello stabile, oggi abitato da privati ed è pure sede di uffici.
All’interno del palazzo è possibile ammirare una serie di pareti affrescate presumibilmente verso il 1450, le quali illustrano momenti di gioco svoltisi presso la corte milanese del Quattrocento. Peccato che la visita ai diversi capolavori attribuiti a Michelino da Besozzo, ma probabilmente anche a Masolino da Panicale (alcuni storici li hanno definiti come opere di un “maestro dei Giochi Borromeo”) possa essere effettuata soltanto in occasione di giornate speciali come quelle del FAI.
I vari affreschi spiccano da un metro da terra e ricoprono tre pareti per intero, mentre quelli relativi alla quarta sono andati completamente perduti a causa di un inarrestabile degrado. Su ogni parete sono stati affrescati tre distinti tipi di gioco: i tarocchi, la palla e la palmata (quest’ultimo definito faceto, scherzoso).
Nel gioco dei tarocchi, cinque persone indossano abiti eleganti con acconciature assai raffinate e giocano a carte attorno a un tavolo. In quello della palla sono raffigurate solo donne: una nell’atto di tirare una sfera, mentre le restanti quattro rimangono in attesa del tiro. In quello della palmata, quattro figure alzano le mani nel gesto di toccare la palma del compagno.
L’umidità ha purtroppo eliminato diverse parti del colore mettendo in evidenza solo i disegni preliminari che costituivano la base degli affreschi stessi.
Segnaliamo in ogni caso che queste pitture servirono da modello per alcune residenze nobiliari lombarde dell’epoca.