di Donatella Swift
Poco tempo fa abbiamo affrontato il problema del bullismo, inquadrandolo all’interno del microcosmo degli adolescenti. Oggi invece vogliamo affrontare lo stesso tipo di argomento, ma dalla parte degli insegnanti. Esistono forme di bullismo da parte degli studenti nei confronti degli insegnanti, come anche, magari chiamandolo con un altro termine, tra gli stessi docenti, sia a livello di colleghi che a livello di superiori nei confronti degli stessi docenti. Ma di questo parleremo in una prossima puntata Lo spunto è ancora una volta la cronaca, in particolare il ferimento di una docente a scuola da parte di un suo allievo. Da questo punto di vista tutto il mondo è paese, e non è detto che l’episodio avvenuto in una scuola campana non abbia avuto analogie con altri momenti, magari meno cruenti, capitati in altri contesti della nostra penisola. Andando a memoria basti pensare al lancio di un cestino contro una docente a Modena lo scorso anno, o ancora professori strattonati ed insultati per un brutto voto sul registro, in Lombardia ed in Piemonte sempre lo scorso anno. A colpire in questi casi è stato il fatto che i compagni di classe non siano intervenuti perché “impegnati” a filmare con il cellulare le “imprese” dei loro amici, sempre alla ricerca del cogliere l’attimo per parlarne…o del “purché se ne parli”.
Il problema è di non semplice soluzione: fino a quando la società consentirà a chiunque di sentirsi in diritto-dovere di dire la sua sull’operato degli insegnanti la questione rischia di non essere risolta in tempi particolarmente celeri. Anzi: gli studenti a partire dalla fine degli anni ‘60, hanno iniziato a manifestare il loro disappunto per qualcosa che ritenevano ingiusto nei propri confronti. E già su questo punto ci sarebbe da ridire, in quanto così facendo viene messa in discussione la professionalità del docente. Ma i continui recenti episodi di violenza, verbale e fisica, nei confronti degli insegnanti segnano un ulteriore senso di malessere che si sta insinuando sempre di più nella scuola, e non è una questione di confini, di regioni, di città quando non di quartieri particolarmente degradati. Genitori che non sanno più gestire i propri figli, figli che hanno perso di vista gli obiettivi minimi del saper stare al proprio posto. C’è un libro che tutti noi dovremmo leggere, grandi e piccoli, che s’intitola “I no che aiutano a crescere”: si tratta di una perfetta disamina di come certi genitori non riescano più a dire no ai figli, per quieto vivere o per superficialità, e ciò finisce appunto per non farli crescere, o di crescerli in maniera poco costruttiva, contribuendo magari a fare di loro dei futuri cattivi genitori.