sabato, Novembre 23, 2024
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UN RACCONTO CHE RISALE AL TEMPO DEI LONGOBARDI

di Carlo Radollovich

Correva l’ottavo secolo, periodo che faceva registrare parecchie frizioni (si fa per dire) tra Longobardi e Franchi, ruggini che scoppiavano spesso anche per futili motivi e che provocavano comunque un certo numero di morti.

Ma, come capiterà successivamente nel Medioevo tra Capuleti e Montecchi, si dimostrerà che l’amore non ha per nulla confini. Fu così che una nobildonna longobarda si innamorò perdutamente di un ufficiale appartenente ai Franchi, tanto che la giovane rimase incinta. Ovviamente, la gravidanza doveva restare assolutamente segreta e, giunte le doglie del parto, il bambino vide la luce senza problemi mentre la madre stava purtroppo per lasciarci le penne. Tuttavia, poco prima di morire, fece convocare ai piedi del suo letto l’arciprete Dateo, sacerdote assai caritatevole, ricordato a Milano con l’intitolazione di una piazza.

Gli spiegò tutta la sua storia e gli affidò il figlio. Passò meno di una settimana e il piccolo orfano venne adottato da un duca longobardo e amorevolmente curato da sua figlia Danimea. Ma, nel giro di un mese, il duca venne sospettato di aver tramato contro lo Stato franco e fu imprigionato.

Danimea reagì al dispiacere per il padre ingiustamente incarcerato affidandosi al fidanzato Giovanni. Ma anche lui venne perseguitato dai Franchi e fu costretto a fuggire da Milano. La ragazza rimase completamente sola con il figlioletto non suo, tanto da non essere più in grado di accudire il bambino.

Si mise perciò in contatto con l’arciprete Dateo, al quale confessò le proprie intenzioni: prendere i voti in un chiostro e restituire il bambino al sacerdote. Riuscì ad informare Giovanni di queste sue decisioni e il fidanzato rientrò a Milano per far desistere Danimea dai suoi propositi. Ma egli venne riconosciuto da un capitano dei Franchi, il quale, dopo averlo pedinato, iniziò a duellare con lui nella stanza di Danimea, mettendo a segno furenti colpi di spada. Però l’ufficiale ebbe la peggio e Giovanni si astenne dall’infierire su di lui. Mentre stava per morire, il suo sguardo cadde sul fanciullo e cercò di raggiungere la pregiata coperta distesa sul letto accanto al bimbo. La riconobbe e riuscì a spiegare con un filo di voce, senza alcun dubbio, che quella coperta era stata usata dalla nobildonna longobarda per avvolgere il pargoletto. Egli affermò che il figlio era suo e pregò Giovanni di andare a chiamare Dateo. Poi, davanti a testimoni, dispose che tutte le sue ricche sostanze andassero a favore del bambino e di altri trovatelli.

Nel giro di pochi mesi, Dateo aggiunse a tali ricchezze i propri risparmi e fece costruire un ricovero per bimbi abbandonati.

La storia non racconta se Danimea si fece suora o si unì in matrimonio con Giovanni. Restò semplicemente nel ricordo di molti milanesi il loro grande cuore e l’infinita bontà d’animo del loro operato.

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