di Carlo Radollovich
I temporali estivi, più o meno violenti, si sono sempre abbattuti su Milano. Ma da qualche anno a questa parte vengono evidenziati improvvisamente autentici nubifragi, come quello abbattutosi giovedì pomeriggio. Il fenomeno ha colto di sorpresa molti cittadini ed è esploso nell’arco di pochi minuti, sconfiggendo con tutta rapidità un sole assai caldo. Risultato: via Paolo Sarpi quasi paralizzata per una forte grandinata, lo spiazzo davanti alla Triennale tramutato in un laghetto e via Solari in parte interessata alla caduta di numerosi rami.
Ovviamente, i solerti vigili del fuoco, la polizia locale e la protezione civile sono stati impegnati da subito nel rimuovere non solo rami, ma anche alberi sradicati e coperture di alcuni tetti che se ne volavano via come fuscelli.
Una tromba d’aria si è verificata a Corsico, creando mille difficoltà e sospendendo la circolazione dei treni in direzione Mortara, interrotta per una miriade di oggetti portati dal vento e che dovevano essere rimossi quanto prima possibile. Oggetti vari e fronde piuttosto consistenti intralciavano pure il traffico su alcune strade vicine.
Danni si sono pure riscontrati in Brianza, ove si sono dovuti riparare cavi dell’alta tensione nel comune di Lissone.
Insomma, davanti a tanta violenza, non è possibile definire normali temporali quei fenomeni che si scatenano tanto bruscamente e nel giro di pochi minuti. Si tratta infatti di eventi estremi che fanno somigliare la nostra regione ad una terra tropicale o a località di altri Paesi, dove il monsone si fa vivo periodicamente con tutta la sua furia.
La responsabilità è senz’altro dell’uomo? Difficile dare precise risposte, ma è fuori discussione non voler ammettere che un mutamento climatico sia senz’altro iniziato. E per poterci tutelare davanti a segnali premonitori? Notando nuvole nerissime che iniziano ad addensarsi o folate di vento che cominciano a manifestarsi con vigore sempre più pronunciato, meglio battere in ritirata con opportuna tempestività e attendere a casa, con tranquillità, che i fenomeni possano finalmente sbollire o comunque attenuare la loro irruenza.