domenica, Dicembre 22, 2024
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I MILITARI ITALIANI IN AFGHANISTAN

Abbiamo rivolto alcune domande al Col.  Massimo GIRAUDO, Portavoce del contingente italiano in Afghanistan.

Cosa fanno i nostri soldati in Afghanistan? Quanti sono quelli occupati nelle missioni cosiddette di “interposizione” o di “sicurezza”? Quanti si dedicano a organizzare aiuti concreti a favore della popolazione? Come giudicano i carristi il blindato “Lince” , che in alcuni casi si sarebbe dimostrato non sicurissimo?

La missione ISAF della NATO in Afghanistan svolge attività di supporto al Governo afghano nel mantenimento della sicurezza, sia attraverso la conduzione di operazioni militari secondo il mandato ricevuto, sia attraverso il contributo ad azioni umanitarie e di ricostruzione. Il contingente italiano è schierato nella regione di Herat, con circa 3.000 unità. La nostra presenza in Afghanistan ha un unico scopo: ripristinare la necessaria stabilità perché il governo afghano possa riacquisire l’effettivo controllo del Paese. E’ un traguardo impegnativo, che si sta progressivamente conseguendo grazie all’impegno congiunto della coalizione e del governo afghano. Ed è uno sforzo che vale la pena di compiere: un Afghanistan sicuro è fondamentale per un mondo sicuro.

 Le varie unità che si avvicendano in zona di operazioni svolgono compiti che afferiscono sia alla sicurezza che al supporto alla popolazione ed alle istituzioni locali. In Afghanistan tutti i militari si dedicano all’aiuto alla popolazione locale, ovviamente ognuno al proprio livello. L’autore materiale del gesto non presuppone il suo esclusivo coinvolgimento, ma di tutto il team, ed è proprio così che si sviluppa il consenso della popolazione locale verso i nostri militari. Infatti in tale ambito operiamo con il Provincial Reconstruction Team, nel sostegno di ricostruzione del Paese, incentivando lo sviluppo economico, l’occupazione locale e, di conseguenza, ripristinando la fiducia verso le istituzioni politiche locali. Moltissimi sono stati sinora i progetti realizzati in campi cruciali, quali ad esempio la sanità, l’istruzione, la ricostruzione rurale, la realizzazione di strutture sociali ed il ripristino delle infrastrutture.

Il VTLM LINCE ha costituito un enorme passo in avanti per la nostra sicurezza in quanto rappresenta un’eccellente combinazione di protezione, armamento e velocità, tre fattori chiave per le operazioni in ambienti insidiosi e multiformi come questo teatro. E’ inutile negare che, talvolta, nemmeno il LINCE riesce a risparmiare la vita dei nostri soldati quando la minaccia è portata con quantità elevatissime di esplosivo. Ma è utile pensare a quante vittime dovremmo commemorare se non ce ne fossimo dotati.

Sappiamo che, oltre alle azioni di minuto mantenimento delle strutture utili a far funzionare il Paese, i nostri soldati intervengono in opere pubbliche di grande importanza.  E’ possibile quantificare, ad esempio, il numero di pozzi e canali realizzati, visto che in quelle zone la carenza di acqua è spesso molto grave.

La realizzazione di tutte le opere da parte militare (cioè utilizzando fondi italiani del Ministero della Difesa) in Afghanistan è devoluta al Provincial Reconstruction Team (PRT) di Herat. Dal 31 marzo 2005 (data di costituzione del PRT italiano) a oggi, nella provincia di Herat sono stati realizzati 777 pozzi, circa 60 km di rete idrica per acqua potabile e 15 km di  canali per la raccolta di acque reflue; nelle zone rurali sono anche state ripristinate varie opere idrauliche tipiche della tradizione afgana, denominate “karez” (tunnel scavati nel terreno per la raccolta e la canalizzazione dell’acqua per irrigazione).

Anche le linee di comunicazione e trasporto sono essenziali per far funzionare bene un Paese. Abbiamo dei dati sui chilometri di strade che i nostri soldati hanno aiutato a realizzare?

Dal 31 marzo 2005  a oggi sono stati asfaltati 17,5 km di strade (incluso 1,6 km attualmente in corso d’opera) e sono stati realizzati 106 km di strade battute/lastricate con pietre.

Sappiamo che forte è stato l’aiuto da parte del contingente italiano nella realizzazione di scuole. Ci può fornire alcuni dati più significativi. Si può già stabilire se questo intervento ha fatto incrementare il tasso di alfabetizzazione?

Dal 31 marzo 2005  fino al 31 dicembre 2012 sono state costruite 72 scuole (più 19 ristrutturate); nel 2013 sono in costruzione ulteriori 11 scuole, con consegna prevista tra la fine di quest’anno e marzo 2014 (data di prevista chiusura del PRT), pertanto alla fine saranno 83 le scuole realizzate ex novo dal PRT italiano nella provincia di Herat. Sicuramente il tasso di alfabetizzazione è incrementato, basti pensare che bambine e ragazze dieci anni fa non potevano andare a scuola e oggi costituiscono quasi il 50% degli studenti. Ad es. in un quartiere di Herat la scuola Pul-e Rangina, dove il PRT sta realizzando una seconda palazzina da 16 classi, ha 12.000 studenti di cui quasi 6.000 bambine o ragazze; così come all’Università di Herat dei 13.000 studenti, il 45% sono donne.

La mortalità in Afghanistan dovuta a malattie, parto, morbillo per i bambini è piuttosto alta. Quante sono le strutture sanitarie realizzate con il contributo della nostra forza militare? Le percentuali di mortalità/morbilità si sono ridotte? Si fa prevenzione (vaccinazioni, ecc.)?

Dal 31 marzo 2005  fino al 31 dicembre 2012 sono 32 le strutture sanitarie realizzate, tra basic e comprehensive health centre (ambulatori con più o meno servizi) e ospedali (tra questi il primo ospedale pediatrico dell’Afghanistan, costruito nel 2007). Nel 2013 sono attualmente in costruzione altre 4 strutture (3 health centres e 1 ospedale da 50 posti letto, che diventerà il primo in Afghanistan dedicato al recupero dei tossicodipendenti). Come PRT non disponiamo di dati ufficiali, ma dalle dichiarazioni rilasciate nel corso degli  ultimi incontri con il Dipartimento della Sanità e con i responsabili dell’ospedale pediatrico si evince che la mortalità infantile è di molto diminuita e che i bambini sono sottoposti regolarmente a vaccinazioni anti polio, morbillo e malattie stagionali (influenza, diarrea, etc.); le vaccinazioni sono effettuate da team mobili che vanno casa per casa.

Ci può spiegare che cos’è il TSU-C Transition Support Unit ? Come funziona in pratica?

La Transition Support Unit – Center è l’unità di manovra del Regional Command West, su base 183° reggimento Paracadutisti “Nembo” di Pistoia, dislocata presso Shindand. L’area di responsabilità assegnata alla TSU Center comprende parte della provincia di Herat, in particolare coincide con i distretti di Shindand, Adraskan, Chishti Sharif e Obeh. Confina a Nord con il Turkmenistan, ad Ovest con l’Iran, ed è posta tra le province afghane di Badghish a Nord-Est, Ghowr a Sud-Est e Farah a Sud. La TSU opera per favorire la sicurezza, lo sviluppo e la governabilità da parte delle autorità locali a favore della popolazione locale, in un’area ove la presenza di strutture governative legalmente riconosciute è ridotta al minimo.

Come si decide di realizzare un’opera pubblica? La decisione spetta alle autorità locali o c’è qualche forma di mediazione?

Tutte le opere realizzate dal PRT vengono scelte dal Provincial Development Plan (PDP), documento contenente la lista e le priorità delle opere e dei progetti ritenuti indispensabili per lo sviluppo della provincia; il PDP è approvato dal Provincial Development Committee (PDC), organo collegiale presieduto dal Governatore della provincia di Herat e di cui fanno parte il Presidente del Consiglio Provinciale (o un suo rappresentante) e i Capi Dipartimento della Provincia. Il PRT, sulla base della disponibilità finanziaria di ogni anno, stila un Master Plan che si compone di  alcuni dei progetti contenuti nel PDP; il Master Plan una volta approvato dal PDC di Herat e dall’autorità nazionale (COI-Comando Operativo Interforze) diventa Executive Plan e si procede con la realizzazione delle opere, affidando i lavori esclusivamente a ditte locali e dopo lo svolgimento di una gara d’appalto effettuata secondo la regolamentazione amministrativa italiana.

Ugo Perugini

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