di Antonio Barbalinardo
Il 27 gennaio scorso è stata celebrata la Giornata della Memoria per non dimenticare la persecuzione del popolo ebraico dal nazifascismo.
Il 10 febbraio si celebra il “Giorno del Ricordo”, celebrazione che vuole commemorare le vittime del massacro nelle foibe e l’esodo della popolazione istriana, fiumana e dalmata.
Entrambe le giornate commemorative, portano alla memoria le tragiche vicende della seconda guerra mondiale e del successivo dopoguerra che hanno segnato le atrocità che milioni di persone anno subito in quel periodo.
Nel “Giorno del Ricordo”, si commemora l’esodo del popolo istriano, fiumano e dalmata; una storia volutamente nascosta e taciuta per quasi cinquant’anni, storia di morte e di persecuzione iniziata nel 1943 e continuata nel dopoguerra, quando le comunità italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, furono costrette ad abbandonare le loro terre d’origini e tutta la zona passò sotto la sovranità della Jugoslavia del Maresciallo Tito.
Migliaia furono le persone che morirono nelle foibe, così come oltre 300.000 nostri connazionali furono costretti ad abbandonare le proprie città e paesi, l’attività lavorativa, le abitazioni, i beni affettivi e materiali, diventati così profughi che nemmeno nella nostra Italia e dagli stessi italiani non furono accolti bene per un’ingiusta diffidenza politica che impropriamente a loro gli si attribuiva. Quella pagina di storia che purtroppo è stata nascosta per opportunità politica di quel momento dell’Italia uscita sconfitta dalla guerra, e proprio per i nuovi equilibri politici che si costituirono, i vari rappresentanti istituzionali o almeno una parte di questi cercò di mantenere il silenzio su quanto si era verificato, nessuno ne parlava, soltanto dopo agli inizi degli anni ’90 sì iniziò a parlare delle foibe e dei profughi italiani del confine orientale.
Per pura curiosità nel preparare quest’articolo ho consultato alcune enciclopedie edite negli anni ’70 e ’80, non ho trovato nessuna informazione sulle foibe, e anche i dizionari dello stesso periodo, non riportavano nemmeno la definizione di “foiba”.
Consultando invece un dizionario edito nel 2010 ho trovato non solo la parola “foiba”, ma ho trovato anche la descrizione: “Foiba, vocabolo che ha raggiunto una ben triste popolarità soprattutto dopo la seconda guerra mondiale dopo la Liberazione. Foiba indica una fossa, un burrone, entro il quale a Trieste e nelle regioni confinanti con la Jugoslavia venivano gettate le vittime delle rappresaglie militari e politiche durante la guerra. I macabri ritrovamenti hanno dato origine al verbo infoibare”.
Se quella tragica storia per molto tempo nascosta da alcuni politici schierati, non era invece stata dimenticata dalle persone e dalle famiglie che avevano vissuto quelle condizioni e da anni cercavano un riscatto e un riconoscimento anche giuridico a tale danno morale e materiale.
Riconoscimento arrivato dopo con la legge n° 92 del 30 marzo 2004 con la “Istituzione del «Giorno del ricordo” dove l’articolo n° 1 riporta: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Così il 10 febbraio 2005 fu celebrato il primo “Giorno del ricordo” rendendo così giustizia a quelle vittime che furono infoibate e a quelle persone che ingiustamente divennero profughi.
Ho conosciuto un anziano sacerdote italiano di Lagosta, in Dalmazia allora regione del Regno d’Italia, era stato ordinato a Zara nel 1937, e dal 1943 ha vissuto a Milano, ha insegnato per oltre trent’anni all’Istituto Leone XIII e tra i suoi alunni ci furono anche Mario Monti e Massimo Moratti, lui mi aveva parlato di quel particolare periodo storico delle sue terre d’origini.
Adesso ricorre il decimo anniversario di commemorazione ufficiale del “Giorno del ricordo”; quante altre giornate si dovranno ancora celebrare e commemorare con altri nomi, popoli e luoghi da indicare? Poiché ancora oggi tantissime tragedie e persecuzioni di popoli non sono completamente conosciute, i media riportano il massacro e l’esodo di persone di ogni età, sesso e religione che in diverse parti del mondo si stanno verificando nonostante incontri e vertici di capi di stato e l’instancabile e continuo appello di Papa Francesco all’invito al dialogo, alla pace dei popoli e delle nazioni poiché, molti sono i luoghi di guerra nelle diverse parti del mondo.
Che fare? Sperare e pregare!