di Carlo Radollovich
I lettori dai capelli molto bianchi ricorderanno certamente le angosce di ogni nucleo familiare allorché, durante l’ultimo conflitto mondiale, scattavano allarmi ad alto volume per preannunciare attacchi imminenti di aerei nemici sulla città.
A più di settant’anni dalla fine della guerra è ancora possibile osservare, sui muri delle case risparmiate dai bombardamenti e successivamente non sottoposte a ristrutturazioni, alcune indicazioni che mettono ancora oggi i brividi alle persone più sensibili e cioè “R” (rifugio) e “U.S. (uscita di sicurezza).
Ad esempio, su un vecchio portone appartenente al palazzo situato nel piazzale di Porta Ludovica 2, si notano due frecce bianche su fondo totalmente scuro che segnalano in nero la sigla “R”. E ricordiamo che su diversi stabili cittadini, di alcune vie,spiccano ancora le scritte “R” e “U.S.”. Citiamo, tra l’altro, senza indicare specificatamente gli edifici, corso Indipendenza, via Ripamonti, via Archimede, piazza Bertarelli, via Marcona, via Beato Angelico, via Porpora, via Washington, via Cenisio e altre strade ancora.
Le ben tristi e amare indicazioni intendevano informare i concittadini non soltanto sulla presenza di rifugi nel tal quartiere, ma costituivano anche preziosi punti di riferimento per i soccorritori, i quali, in caso di crolli parziali, sapevano come operare prontamente alla ricerca di sopravvissuti.
Piu’ raramente si presentava ai nostri occhi la sigla “I” completamente bianca su fondo nero o anche nera su fondo bianco, voluta a suo tempo dai Vigili del Fuoco per segnalare alle squadre di soccorso, in caso d’incendio, l’esatta posizione degli indispensabili idranti. Da ultimo, rammentiamo che su un padiglione del Policlinico, in via Pace, si può notare un cerchio bianco al centro del quale era stato dipinto un quadrante rosso. Si desiderava in tal modo sottolineare che la struttura sanitaria era dotata di rifugio antiaereo.