giovedì, Dicembre 19, 2024
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I 200 anni del Passo Stelvio

L’imperatore Francesco II d’Asburgo (1768 – 1835) aveva già espresso l’idea che una strada, seppure impervia, potesse collegare la Val Venosta con Milano, passando per la Valtellina. Per la verità, tale via esisteva già al tempo dei Romani, frequentemente battuta da mercanti, ma si volle renderla più agevole e soprattutto meglio percorribile.

Insomma, si voleva che fosse carrozzabile, tenendola aperta anche durante la stagione fredda, salvo nevicate importanti, grazie all’impiego di centinaia di spalatori. I lavori vennero affidati ad un’impresa sotto la guida dell’ingegner Carlo Donegani, un vero esperto di ingegneria stradale, nato a Brescia nel 1775 e spentosi a Milano nel 1845.

Egli si impegnò alacremente nella realizzazione della strada e la terminò negli anni 1824/1825 con una spesa complessiva pari a 3 milioni di fiorini circa, opera resa possibile grazie anche all’impiego di ben 2500 operai.

L’Austria dispose che nei primi “ostelli” aperti (pochi) lungo i numerosi tornanti, venissero osservate le seguenti regole: “Genuegende Vorraete betreffend Brennholz, Brot, guter Wein und Kaese” (sufficienti scorte di legna da ardere, pane, buon vino e formaggio).

Il Passo, con i suoi 2757 metri d’altezza, è oggi il più alto valico automobilistico d’Italia, e il secondo in Europa dopo il Colle dell’Iseran (Francia) che peraltro lo supera di soli 13 metri. Sino alla prima guerra mondiale il Passo dello Stelvio venne considerato l’apice di una importantissima via di comunicazione internazionale.

Tuttavia, dopo la caduta dell’impero austriaco (1918) si procedette alla chiusura invernale della strada, essendo ormai definitivamente tramontato il desiderio di collegare Vienna con Milano. Ma ecco due importanti traguardi raggiunti nell’anno 1928 e cioè la completa asfaltatura della strada e la comoda percorribilità nei due sensi di marcia.

Dagli anni Trenta in poi, si aggiunse un’ulteriore perla ossia la remunerativa apertura dello sci estivo, la cui capillare organizzazione consenti’, e consente tuttora agli atleti, di avviare un’adeguata preparazione in vista delle impegnative competizioni invernali.

Negli anni Cinquanta, strada e Passo furono teatro di importanti e dure gare ciclistiche, se si considerano la lunghezza di 26 chilometri e la pendenza che si spinge sino all’11%. In molti ricordano la straordinaria ascesa di Fausto Coppi (anno 1953) che gli avvalse la conquista del suo ennesimo Giro d’Italia davanti allo svizzero Koblet.

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